IL VANGELO DI OGGI

Gio 3, 1-5. 10; Sal.24; 1 Cor 7, 29-31; Mc 1, 14-20 Quando parliamo di re e di regni, pensiamo subito...

Gio 3, 1-5. 10; Sal.24; 1 Cor 7, 29-31; Mc 1, 14-20

Quando parliamo di re e di regni, pensiamo subito a qualcuno che comanda e a qualcuno che obbedisce. Pensiamo ad alcuni (pochi) che hanno una serie di privilegi, che hanno diritto ad una serie di onori speciali, e a qualcuno che è innanzitutto un suddito, che sta sotto, che ha più doveri che diritti. A qualcuno che vive fuori dalla vita reale della gente normale, e a qualcuno che vi vive immerso, senza sconti. Ebbene, Gesù inizia la sua predicazione annunciando che il Regno di Dio è vicino: quale regno di Dio? Saremmo tentati di pensare ad un semplice ribaltamento: un luogo ideale dove nessuno più venga trattato come un servo, dove la sofferenza è abolita, dove chi è stato a lungo oppresso ora si prende le sue rivincite, dove le ingiustizie vengono punite, in modo uguale per tutti. Non è questo il Regno di Dio. Gesù inizia la sua predicazione quando Giovanni viene imprigionato: non un semplice dettaglio secondario, ma una porta che si apre sul Regno. Innanzitutto perché Giovanni è l’uomo del passaggio: si conclude un’epoca e se ne apre un’altra, la promessa cede il passo al compimento. Ma anche perché l’arresto di un giusto, la sua capacità di pagare di persona, il suo donare la vita, sono primizie del Regno di Dio, sono un seme che promette il frutto nuovo. Il Regno di Dio non è lì dove non si deve più servire, non si deve più obbedire. Il Regno di Dio è lì dove si obbedisce per amore; dove si serve per amore; dove si dà la vita per amore; dove tutti fanno questo. E dove innanzitutto Dio fa questo per noi, perché questo è regnare. Ebbene, Gesù dice che è venuto il tempo per questo regno. E non perde tempo, chiama subito qualcuno ad entrare in questa logica, che è innanzitutto una logica del perdere, del lasciare qualcosa, perché l’amore è vivere in perdita, altrimenti non è amore. Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni sono i primi chiamati ad entrare in questo nuovo modo di vivere. Perché il Regno di Dio è vicino; ma perché sia presente è necessario che qualcuno lo accolga, faccia spazio, ci creda. Non bisogna far altro che questo per entrare nel Regno: non servono titoli speciali, né particolari abilità. Non bisogna essere con tutte le carte a posto. Bisogna solo credere che il Regno di Dio è anche per me e convertirsi all’idea che siamo tutti chiamati a regnare, insieme a Cristo, che regna donando la vita sulla croce, per ogni uomo.

Monache Clarisse di Ferrara