La Memoria custodita in una Racchetta "Gli ebrei sono una costola di Ferrara"

La presentazione del volume di Tedeschi: "Vi racconto la mia famiglia". Ricordi, immagini e il circolo del tennis

La Memoria custodita in una Racchetta  "Gli ebrei sono una costola di Ferrara"

La Memoria custodita in una Racchetta "Gli ebrei sono una costola di Ferrara"

di Francesco Franchella

"Gli ebrei ferraresi sono una costola fondamentale della città". Come una racchetta da tennis – usiamo la metafora del direttore del Meis, Amedeo Spagnoletto – le mura di Ferrara racchiudono una rete di relazioni (incroci, scambi, coincidenze da cui non si può fuggire) in un corpo unico, indistinguibile dall’esterno. Così, una semplice racchetta può essere il giusto medium per costruire un racconto, tanto quanto può assurgere al ruolo di narratore. Il libro di Ermanno Tedeschi, ‘Una racchetta da tennis racconta. Ricordi familiari della Ferrara ebraica’ (Silvio Zamboni Editore), è in parte anche un pretesto, un modo per rendere universale una storia particolare, che prende le mosse – per l’appunto – da uno di quegli incroci che fanno riflettere su quanto sia piccolo il mondo. "Sono stato l’inconsapevole veicolo della scrittura di questo volume", ha ammesso l’avvocato Marcello Sacerdoti, durante la presentazione di ieri sera al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. L’autore, infatti, nel 2020 si trovava proprio al Meis per presentare il suo libro ‘I racconti di Matilde’: Matilde è il nome della bambola che apparteneva alla madre di Tedeschi e che l’ha accompagnata nella sua fuga dalle leggi razziste, passando anche per l’Uruguay. "Una volta letto questo libro, mi si è accesa una scintilla: la mia testa è andata al giorno in cui l’ingegner Ermanno Tedeschi (nonno dell’autore) mi regalò una racchetta da tennis in occasione della mia maggiorità religiosa. Ho pensato che questa racchetta dovesse tornare a casa e unirsi a Matilde". È da qui che nasce ‘Una racchetta da tennis racconta’: il libro di Tedeschi utilizza l’oggetto come simbolo della Memoria, cui viene affidato il compito di narrare la storia dei Tedeschi e della Comunità di Ferrara, con interviste, ricordi, fotografie e documenti. Una storia, quella della Comunità ebraica, che risale ai primi insediamenti del XII secolo e che ha accompagnato, e che tuttora accompagna, le vicende della città.

"Chi scrive la storia della propria famiglia, scrive un pezzo della storia collettiva – commenta il presidente della giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, Dario Franceschini – questo libro è pieno di affetti, di ricordi, di vite che sembrano separate tra loro, ma che si sono incrociate nel tempo". Nel libro, poi, è presente un altro dei perni fondamentali di Ferrara: la Marfisa e il suo circolo di tennis. "La Marfisa – così il presidente, Umberto Caniato – è sempre stato un riferimento per tanti ferraresi non solo per il tennis, ma anche perché la vedevano come un punto di ritrovo". "La comunità di Ferrara è piccola, ma combattiva", sottolinea il rabbino capo Luciano Meir Caro. "Il libro di Tedeschi racconta di momenti felici e tragici e rievoca eventi ancora impressi nella nostra memoria. Mi ci sono riconosciuto". "Quando Sacerdoti mi donò la racchetta che gli aveva dato mio nonno – conclude Ermanno Tedeschi – mi sono preso l’impegno di scrivere della famiglia Tedeschi e della comunità ebraica. Da bambino mi hanno insegnato l’importanza di mantenere le proprie radici e le proprie tradizioni: la racchetta da tennis è un gioco e ho pensato che fosse giusto che raccontasse la sua storia, una storia ebraica, ma soprattutto ferrarese".