"L’araldica degli elfi, il Tolkien disegnatore"

Prosegue stasera il Fe Fant con l’incontro dedicato allo scrittore de ’Il Signore degli Anelli’. Protagonista la critica d’arte Roberta Tosi

"L’araldica degli elfi,  il Tolkien disegnatore"

"L’araldica degli elfi, il Tolkien disegnatore"

di Lucia Bianchini

Sarà una serata per immergersi nell’opera di J. R. R. Tolkien ed imparare a conoscerlo meglio quella in programma stasera, alle 21, all’Accademia (piazzetta Giovanni da Tossignano) in occasione del Fe Fant, festival della fantasia, con l’incontro "Dite ‘Amici’ ed entrate Tolkien ’50 il Professore che amava i draghi". A parlare dell’attività di illustratore del noto scrittore sarà Roberta Tosi, giornalista, storica e critica d’arte.

Qual è il rapporto tra Tolkien e l’arte?

"Tolkien ha guardato alla parola, che è la sua arte, era un filologo ed un perfezionista, leggendo le sue opere vediamo che pesava ogni parola. Presta però una grande attenzione a tutte le arti: nasce come poeta scrivendo poesie ispirate ai miti nordici, sicuramente ha amato la musica, non era un musicista ma qualunque suo scritto è intriso di musica e poesia, gli hobbit e gli elfi cantano e il Silmarillion apre la cosmogonia con la creazione del mondo attraverso la musica. L’ultimo è l’aspetto figurativo: fin da bambino Tolkien disegnava e lo ha fatto per tutta la sua vita, mai da professionista, ed ha continuato a disegnare anche nell’ultima parte della sua vita quando le altre arti hanno iniziato a scemare, creando ad esempio l’araldica dedicata agli elfi".

Il signore degli Anelli ha settanta anni, essendo stato pubblicato nel 1954, ma continua ad essere amato da diverse generazioni: dove vede la ragione di questo successo?

"Il Signore degli Anelli è annoverato tra i classici della letteratura, ha riportato l’epica nel Novecento. Secondo me il successo dell’opera di Tolkien e del Signore degli anelli è che tratta temi universali, che toccano tutti e ci colpiscono direttamente, ed oggi forse più che mai ne sentiamo la necessità. Tolkien parlava di eventi perenni, che riguardano l’essere umano a 360 gradi, e sul Signore degli anelli in particolare diceva che il focus non era il potere, che è comunque uno dei temi, ma parlare di morte e mortalità, che sono di un’attualità sconcertante. Tolkien propone temi forti e che interrogano l’essere umano nel suo intimo e nella sua verità".

Cosa ancora ci insegna quest’opera nel 2023?

"Ci sono un’infinità di risposte, ma credo che insegni ad avere coraggio e a guardare in faccia la realtà, ma con un occhio quasi bambino, attraverso lo stupore, senza ovviamente rinnegare difficoltà e tribolazioni, ci rimette in gioco. Tolkien diceva che la fantasia non è contraria alla ragione, anzi più acuta e chiara la ragione, migliori fantasie produrrà. Conoscere la realtà ed amarla, ma allo stesso tempo trovare la capacità di guardarla da un altro punto di vista, sapere che c’è sempre molti di più rispetto a quello che stiamo vivendo. Questo guardare la vita da un altro punto di vista è il messaggio più forte di Tolkien, per questo ha ancora tantissimo da dire.

A cosa si riferisce?

"Al tema molto toccante è quello dell’amicizia, del camminare insieme per affrontare la vita e affrontare le difficoltà e le gioie".

Come l’amicizia tra Frodo e Sam...

"Già, Frodo ha la responsabilità del viaggio a Morodor, ma cosa avrebbe fatto senza Sam? Altro aspetto importante è saper dire di sì quando siamo chiamati a qualcosa, non tirarsi indietro, e che anche le creature più piccole della Terra, come sono gli hobbit, possono cambiare il mondo".