L’Ateneo ’entra’ in carcere. Sì alla sede di via Arginone. Il garante: "Buona notizia. Ma non risolve i problemi"

Arrivato l’ok del provveditorato dell’amministrazione penitenziaria al nuovo polo. Il referente regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri: "Proposta di altissimo livello. Ma il limite è fornire un certificato di qualità a pochi. Troppo analfabetismo".

L’Ateneo  ’entra’ in  carcere. Sì alla sede di via Arginone. Il garante: "Buona notizia. Ma non risolve i problemi"

Arrivato l’ok del provveditorato dell’amministrazione penitenziaria al nuovo polo. Il referente regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri: "Proposta di altissimo livello. Ma il limite è fornire un certificato di qualità a pochi. Troppo analfabetismo".

di Nicola Bianchi

Molto bene l’ok al futuro polo penitenziario di via Arginone, ma non sarà questo a risolvere i problemi con i quali lo stesso istituto combatte ogni singolo giorno. E il garante regionale dei detenuti dell’Emilia Romagna, Roberto Cavalieri (foto sotto), lo sa molto bene e non si nasconde. "I poli universitari penitenziari – dice subito – in Italia sono tantissimi e sono di altissimo livello le loro proposte trattamentali. Ma hanno un limite molto grosso...".

Si spieghi meglio.

"Ovvero, fornire un certificato di qualità a un numero ridotto di persone. Penso ad esempio a Parma: su 700 detenuti, gli iscritti sono 30. In carcere regna purtroppo un altissimo tasso di analfabetismo anche sotto il profilo delle competenze professionali. Ci sono detenuti italiani e stranieri che non sanno nemmeno scrivere il loro nome e cognome".

Quale soluzione ha in mente?

"Oltre a questi progetti con l’Università, bisogna crearne altri ad hoc per curare la piaga dell’analfabetismo o, penso ad esempio, aiutare chi non ha mai lavorato in vita sua".

Restando all’Arginone, il primo problema però resta quello del sovraffollamento: l’ultimo dato parla di 400 detenuti a fronte di una capienza massima di 244 posti. Una grana non di oggi ma che ci portiamo avanti da anni...

"Purtroppo non solo di Ferrara. Qui vanno avviate relazioni tra enti locali e Procure, chi ha commesso reati lievi non può andare in carcere ma occorre trovare una adeguata soluzione domiciliare. Oggi si va in carcere per il pericolo di fuga, per il pericolo di reiterazione del reato o per mancanza di un domicilio. In questo ultimo caso, si tratta di persone che non hanno un luogo dove attendere le decisioni del giudice appena commesso il reato oppure, nonostante le condanne brevi, non hanno progetti di inserimento tali da evitare il passaggio in carcere".

Senza dimenticare poi la lungaggine dei processi, non crede?

"Esattamente. Quando una persona si è rieducata dentro il carcere, ma il suo processo non è ancora concluso, lo Stato e i territori devono intervenire. Non dimentichiamo che un detenuto costa in media allo stesso Stato 180 euro al giorno".

Conti alla mano, i 400 dell’Arginone equivalgono a 72.000 euro al giorno, oltre 26 milioni l’anno. Corretto?

"Certo. Mi chiedo: quanto pesa nel bilancio annuale dello Stato la custodia dei detenuti? Questa cifra potrebbe essere investita in altro modo per recuperare chi ha commesso reati? La mia risposta è sì. Serve una forte strategia a lungo termine, vanno cambiate le politiche di welfare, il problema non si risolve a colpi di indulto".

Altro tema: all’Arginone manca ancora un direttore di ruolo (la reggente è Carmela di Lorenzo, direttrice del carcere di Forlì, ndr). Non certo cosa da poco...

"Inoltre va nominato un garante dei detenuti, ma in questo caso c’è un bando in atto. Poi il problema dell’estensione del padiglione come previsto dal Pnrr e, non certo ultimo, il fenomeno della disciplina degli ospiti, molti dei quali stranieri".

Dopo aver trascorso il giorno di Ferragosto nel carcere di Modena e in quello di Castelfranco Emilia, si è rivolto ai comitati locali per l’area dell’esecuzione penale adulti e ai procuratori dell’Emilia Romagna per denunciare un nuovo fenomeno che preoccupa: l’aumento dei detenuti giovani. Così anche a Ferrara?

"Ormai ovunque. E spesso anche under 20. Persone imputate per reati contro il patrimonio o che hanno storie di dipendenza patologica e abuso farmaci. Nella nostra regione sono 246 i giovani su 3.700 detenuti adulti presenti, in alcuni casi si registrano anche trasferimenti dal Minorile alle case circondariali come quella della Dozza di Bologna. In alcuni istituti di detenzione il numero è significativo: a Piacenza, Modena, Bologna, Parma e Rimini, ad esempio, si registrano le percentuali più alte di presenza, che raggiungono livelli del 10% sulla popolazione detenuta. A Ferrara un po’ al di sotto".