Omicidio Daniela Gaiani a Cento, la procura: "Uccisa dal marito per stare con l’amante”

Indagato il coniuge della 59enne originaria di Cento. Fu trovata senza vita nella loro casa. La svolta a tre anni dalla tragedia. Il pm: "Strangolata e poi posizionata sul letto matrimoniale"

Daniela Gaiani, 59 anni

Daniela Gaiani, 59 anni

Ferrara, 31 maggio 2024 – Uccisa dal marito in modo da non rappresentare più un ostacolo per la sua relazione extraconiugale. Quello della 59enne centese Daniela Gaiani non sarebbe un suicidio, come sembrava in una prima fase, ma un omicidio. A ucciderla, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il consorte Leonardo Magri. Ne è convinto il pubblico ministero bolognese Augusto Borghini che, a quasi tre anni dalla morte della donna, ha chiuso le indagini sulla vicenda. La svolta è arrivata nei giorni scorsi quando la procura ha notificato a Magri, 53enne originario di Pieve di Cento, l’avviso di fine indagine. L’uomo, a quanto si apprende, era già indagato da almeno due anni. Già, perché quel suicidio non aveva mai convinto i carabinieri, insospettiti sin da subito dalla situazione che si sono trovati davanti il 5 settembre del 2021 nella casa della coppia a Castello d’Argile, nella Bassa bolognese. Dubbi che, col tempo, sono diventati sempre più insistenti fino a spingere gli inquirenti a delineare un quadro molto diverso rispetto a quello del gesto autolesionistico. Secondo il pm, infatti, Magri avrebbe strangolato Daniela per poi mettere in scena un suicidio.

A instradare gli investigatori su questa pista sono state una serie di omissioni e bugie per sviare le indagini. L’uomo avrebbe infatti posizionato il corpo della donna sul letto della camera matrimoniale, mostrando ai carabinieri una fettuccia che avrebbe trovato intorno al collo della moglie, la quale si sarebbe impiccata alla testiera del letto. Una condotta che però sarebbe incompatibile con gli accertamenti medico legali, che parlano invece di un quadro compatibile con un’azione omicidiaria. Non solo. Nemmeno le condizioni della fettuccia deporrebbero per un atto di autolesionismo. Il tessuto si presentava infatti senza aree ‘stressate’ da nodi o tensioni. Senza contare le condizioni psicofisiche della donna, che non sarebbe stata in grado di uccidersi a causa della grande quantità di alcol e farmaci assunta. Insomma, erano troppi gli elementi che stridevano con la pista del suicidio per non pensare a una verità alternativa. Ipotesi che si è poi indirizzata verso il marito. L’uomo, da canto suo, si è sempre professato innocente.

re. fe.