"Tangenti e ‘nero’ del bar intascato, mancano le prove"

La demolizione del 'sistema Scavuzzo' porta al proscioglimento degli imputati nel caso Ferrara Fiere. Il gup sottolinea l'inaffidabilità delle accuse e l'assenza di prove di tangenti. La natura pubblica dell'ente Fiera confermata.

"Tangenti e ‘nero’ del bar intascato, mancano le prove"

"Tangenti e ‘nero’ del bar intascato, mancano le prove"

La demolizione del cosiddetto ‘sistema Scavuzzo’ che fa da fil rouge nelle motivazioni del proscioglimento dell’ex presidente della Fiera Filippo Parisini comprare in maniera praticamente identica anche nella sentenza di assoluzione degli altri quattro imputati. A differenza di Parisini, l’ex presidente Nicola Zanardi, lo stesso ex collaboratore di giustizia e ‘grande accusatore’ Pietro Scavuzzo, l’imprenditore Angelo Rollo e l’ex direttrice Giorgina Arlotti erano stati giudicati in rito abbreviato e assolti con la formula più ampia. Dal documento depositato dal gup emergono due aspetti. Primo, la sostanziale inaffidabilità del ‘grande accusatore’, sulla cui ricostruzione si reggeva l’intero impianto accusatorio. Secondo, l’assenza di prove a supporto di quel presunto giro di tangenti e malaffare che avrebbe permeato i padiglioni fieristici.

Prima di entrare nel merito delle singole contestazioni, il giudice dell’udienza preliminare Carlo Negri dirime uno dei nodi che hanno tenuto banco nel corso delle discussioni. Cioè quello della natura giuridica di Ferrara Fiere. Il dilemma centrale era se l’ente avesse natura pubblica o privata. Al termine di una complessa analisi, il gup arriva a stabilire che "sia corretta l’attribuzione della natura pubblica dell’ente Fiera e conseguentemente la veste di incaricati di pubblico servizio attribuita agli imputati".

Detto questo, entra nel merito delle varie contestazioni. Il documento si sofferma sulle presunte somme di denaro ottenute da Zanardi, che sarebbero "tracciate solo dalle dichiarazioni di Scavuzzo, sostanzialmente prive di credibilità". Dell’accusa non sarebbe quindi stata fornita una "prova adeguata". Per quanto riguarda le altre contestazioni rivolte agli imputati si sofferma ad esempio sull’orologio consegnato a Zanardi, azione che non sembra essere riconducibile a una qualche costrizione, o al ‘nero’ sui ricavati del bar, per il quale non c’è prova "dell’avvenuta appropriazione da parte degli imputati". Nessuna evidenza, infine, nemmeno delle presunte irregolarità sui biglietti di ingresso e sui tagliandi per il parcheggio. Poche parole da parte dell’avvocato Marco Linguerri, difesa Zanardi, che si è detto "soddisfatto" della ricostruzione del giudice.

f. m.