"Un murales per esprimere le proprie idee"

La redazione della 4B della Matteotti ha intervistato Alessio Bolognesi. "Ha realizzato alcune opere anche nel quartiere della nostra scuola" .

"Un murales per esprimere le proprie idee"

"Un murales per esprimere le proprie idee"

INTERVISTA AD UN ARTISTA: ALESSIO BOLOGNESI

Per verificare le ipotesi e per avere altre notizie sui murales, la redazione della 4B della scuola “G. Matteotti” ha scelto di intervistare Alessio Bolognesi perché ha realizzato alcuni murales anche nel quartiere della nostra scuola.

Ecco cosa è emerso dal nostro incontro del 5 marzo 2024, quando ha accettato di rispondere alle domande della redazione.

Alessio Bolognesi si è presentato spiegandoci che cosa significa fare un murales: per lui vuol dire esprimere se stessi, le proprie idee. Fin da piccolo ha amato disegnare e leggere i fumetti in bianco e nero: è autodidatta ed ha iniziato facendo caricature delle persone che conosceva. Ha cominciato dipingendo alcuni graffiti, ma preferisce dedicarsi ai murales con i disegni. Quando ha iniziato la sua attività per dipingere utilizzava bombolette spray, quelle delle vernici per le automobili; invece, oggi usa i pennelli, i rulli e i colori specifici per le pareti.

Per alcuni anni ha dipinto un personaggio che si chiama Sfiggy.

Negli ultimi anni si è dedicato ad un tema in particolare: il rapporto fra l’uomo e la natura, perciò nel quartiere sono stati realizzati alcuni murales con protagonisti gli animali che cercano di riappropriarsi dei centri urbani (centri antropizzati): il procione Oreste sul muro della scuola Matteotti di Via Svevo, il koala sulla parete esterna di un palazzo vicino, la falena sul murales di Viale Krasnodar dedicato a Mariela Franco.

Abbiamo scoperto che ha lavorato in diverse regioni ITALIANE E anche fuori dall’Italia: negli Stati Uniti, in Grecia, in Inghilterra, in Portogallo…

L’idea per un murales, soprattutto quelli grandi, viene prima progettata su un foglio, poi sulla parete viene costruito un reticolo/una quadrettatura per riportare le varie parti. A volte lavora in gruppo, altre volte da solo, dipende dalla grandezza del murales. Può capitare che con un gruppo di amici decida di creare un murales senza un progetto preciso, ma anche di decidere al momento cosa disegnare sullo spazio vuoto. Nel corso degli anni, il suo gruppo aveva (ha?) avuto in concessione gli spazi dei sottopassi di Ferrara, nei quali realizzare le opere di muralismo. I murales spesso vengono creati su progetto, anche se all’inizio chi disegnava non aveva un permesso specifico. I suoi progetti futuri prevedono che a giugno e a settembre lavorerà a Gherardi per realizzare altri due murales sul tema del cinema, mentre in primavera sarà impegnato nella sede dell’ITI di Ferrara. Per lui il lavoro è faticoso, ma divertente; è più rilassato e felice quando può scegliere il soggetto da disegnare. Chi fa un murales deve aspettarsi che altri lo ricoprano (fa parte del gioco). Gli abbiamo chiesto se c’è differenza tra “murales” e “graffiti” e lui ci ha spiegato che sono entrambi opere d’arte, spesso il graffito è stato usato come espressione della propria presenza da persone che vivono in ambienti poveri, dove mancano molte cose; riporta il nome o il soprannome di chi lo ha realizzato.

(continua)