Un progetto per la zona ’ex Eridania’

L'ampliamento dell'Università porta a una crescita di studenti fuori sede, ma la mancanza di spazi e servizi mette a rischio il percorso di studi. Il recupero di edifici dismessi potrebbe risolvere il problema, come proposto dal circolo Pd della Zona Nord.

Bianchi *

La crescita dell’Università e il conseguente aumento del numero di iscrizioni e di studenti fuori sede rappresenta un segnale importante di vitalità della città ma purtroppo la gestione di un ampliamento così elevato e repentino non è stato sostenuto da una visione capace di garantire le condizioni un percorso di studi sereno e privo di ostacoli. Un piano che sappia rispondere alle carenze di spazi abitativi e dedicati all’apprendimento e allo studio non è più rinviabile e il grido di allarme degli studenti rimasto inascoltato non può più essere ignorato se si vuole evitare l’implosione dell’Università. Il recupero e la riqualificazione di edifici abbandonati e dismessi, spesso dotati di valore urbanistico e storico, anche in zone fuori dalle mura, è una soluzione non solo percorribile, ma che terrebbe insieme gli obiettivi sopra indicati con la valorizzazione di aree che hanno subito e stanno vivendo ancora processi di degrado e di spopolamento. Su questo, il circolo Pd della Zona Nord ha da tempo svolto un lavoro progettuale, inserito anche nel programma elettorale, individuando nella zona “ex Eridania” un complesso in grado di ospitare una facoltà o un ITS della chimica, sposando così una vocazione storica del territorio, uno studentato con negozi di prossimità, attività sportive vista la vicinanza di molte strutture già presenti, luoghi di aggregazione oggi chiusi ma disponibili eventualmente da subito; tutto ciò in un contesto che appare oggi mortificato ma in realtà di valore storico, architettonico e naturalistico, vista la vicinanza al Po. Tutto ciò porterebbe inoltre alla rigenerazione di un territorio che sta invecchiando, a cui sono sottratti servizi e che vede chiudere attività, con potenzialità inespresse legate allo sviluppo di un turismo lento legato sia al Po che al passato industriale (chimica e zucchero). Servirebbe però una visione lungimirante, non la miopia dell’attuale amministrazione che intravede la soluzione in un parcheggio di 12mila vetture che non farà che deturpare un’area ad alto valore naturalistico.

* candidato lista Pd