"Una strada per Di Matteo La memoria va coltivata"

Bondeno, la Nardacchione di Libera sul caos scatenato dal consigliere Alberghini "Rendere responsabile la comunità su questi fenomeni è fondamentale".

"Una strada per Di Matteo  La memoria va coltivata"
"Una strada per Di Matteo La memoria va coltivata"

"Il nome di Giuseppe di Matteo è nell’elenco, redatto da Libera, delle oltre mille vittime innocenti delle mafie. La sua storia racconta una stagione di violenza e stragi, ma anche della paura di chi collabora con la giustizia, di chi non tace". Lo sottolinea Sofia Nardacchione (foto) di Libera, la rete di associazioni, gruppi, cooperative sociali, impegnati insieme contro le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e per la giustizia sociale, la ricerca della verità, la tutela dei diritti. Libera ha un presidio anche a Cento. Tra i suoi obiettivi, si occupa sia di mantenere vivo il ricordo delle vittime innocenti delle mafie, di camminare al fianco dei loro familiari, organizzando momenti di confronto e formazione.

Giovedì sera, durante la votazione per proporre, con un ordine del giorno congiunto la possibilità di intitolare una via comunale al piccolo Di Matteo, rapito da Cosa Nostra, ucciso dopo due anni di prigionia, sciolto nell’acido a soli 14 anni, l’intervento di Gino Alberghini della lista civica di maggioranza ‘E.. Avanti", che poi ha votato a favore, aveva scatenato il dissenso del Pd "Alberghini ha affermato di ritenere questa proposta di ordine del giorno meno importante rispetto ad altre deliberazioni – avevano fatto notare i consiglieri – e ha argomentato con spietato cinismo che il ragazzo dodicenne, essendo stato figlio di un collaboratore di giustizia, non possa essere considerato completamente esterno ad un contesto mafioso e che, se fosse cresciuto, di certo non avrebbe intrapreso la via della magistratura". Libera, dal canto suo, si tiene fuori da ogni bagarre politica ma precisa: "Rendere responsabile una comunità in merito al fenomeno mafioso, alle infiltrazioni e al radicamento che riguardano anche i nostri territori, passa anche dalla memoria – spiega la Nardacchione –. Intitolare una strada a Giuseppe Di Matteo andrebbe proprio in questa direzione, che auspichiamo da tempo: la memoria delle vittime innocenti delle mafie, non solo dei loro nomi, ma anche delle storie che rappresentano, segno di un agire mafioso violento e sanguinario". Poi una riflessione: "Le mafie sono cambiate da allora – ricorda – ma quelle storie sono ancora attuali, come racconta l’arresto di Matteo Messina Denaro, da cui è partito l’ordine di sequestrare Giuseppe Di Matteo, e quella paura c’è ancora. Sta a noi, allora, parlare e raccontare, anche attraverso intitolazioni simboliche come quelle delle strade".

Claudia Fortini