Alluvione In primavera l’ora della verità

Occorre fare al più presto su strade, frane e argini. Conto alla rovescia per i rimborsi, anche quelli per i cosiddetti ‘beni mobili’

Il cambiamento climatico ha regalato alcuni giorni di caldo anomalo perfino a dicembre. Ma cosa succederà se questo fenomeno epocale tornerà a mostrare il suo volto meno benevolo, con intense nevicate, bombe d’acqua e piogge torrenziali? Il timore di tanti, dopo il dramma dello scorso maggio, è rivolto alla primavera. Da una parte, per la rete delle fogne che si è rivelata inadeguata a sopportare i possibili carichi attuali di acqua; dall’altra, per gli argini in molti casi appena rifatti; infine, per le numerosissime frane nell’Appennino, di certo non tutte ancora stabilizzate.

Legambiente non ha escluso una nuova alluvione, mentre altri hanno definito il disastro del 2023 qualcosa che si verifica statisticamente ogni 500 anni. Il punto non è impedire alla stessa quantità di pioggia di cadere, ma far sì che provochi meno danni. Da questo punto di vista, uno dei compiti affidati al commissario Francesco Paolo Figliuolo è quello di studiare – di concerto con università ed enti locali – una messa in sicurezza del territorio che vada oltre la mera riparazione delle strade. A proposito: quei soldi sono arrivati, i cantieri stanno partendo. Ma, come detto, bisogna fare più in fretta che si può, con l’obbligo contemporaneamente di fare anche bene. Da notare che la ricostruzione impatterà anche sul turismo: l’estate 2023 non è stata delle migliori per il nostro Appennino, che era reduce da anni di vero e proprio boom. Per tornare ad attirare i visitatori occorre dare certezze. Infine, diversi paesi – in particolare Rocca San Casciano e Tredozio – hanno avuto anche il terremoto: Governo e Regione dovranno muoversi rapidamente e con ristori adeguati per evitare un drammatico spopolamento.

L’altro nodo è quello dei rimborsi per gli alluvionati, una partita decisiva: meno di un mese fa, centinaia di persone hanno dialogato in un incontro pubblico con lo staff di Figliuolo. La presentazione delle domande va a rilento perché molti attendono perizie o si muovono con circospezione per non incorrere in qualche imprecisione burocratica. Sembra ormai destinata a sbloccarsi anche la partita dei cosiddetti ‘beni mobili’: arredamenti ed elettrodomestici alluvionati. Il Comune stesso dovrà erogare 1,1 milioni di euro ricevuti in donazione. E, con la campagna elettorale alle porte, c’è da scommettere che la situazione tornerà a scaldarsi.

Testi di Marco Bilancioni e Sofia Nardi