Caterina Sforza

I ragazzi hanno riflettuto sulla diffusione di contenuti violenti online, dove la sofferenza diventa spettacolo e l’empatia scompare

Caterina Sforza

Caterina Sforza

Da uno studio recente (2022) della Lega antivivisezione, risulta che sono 202 i minorenni denunciati per maltrattamenti contro gli animali. I numeri però non sono indicativi della situazione, perché sostanzialmente la stessa indagine evidenzia che quasi il 15% del campione ha dichiarato di aver maltrattato almeno un animale nella propria vita. Ci fa riflettere l’idea di una cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali e che ha come riferimento un modello generazionale che fonda la propria vita sulla prevaricazione, l’aggressività, il disprezzo per gli altri. Ecco perché ci rendiamo conto che è importante intervenire.

Cani, gatti, tartarughe e persino serpenti e pesciolini rossi, sono vittime di maltrattamenti ad opera di adolescenti. Notizie ed immagini cruente vengono diffuse sul web con il pericolo che la violenza a cui si assiste amplifichi il rischio di imitazione e soprattutto riduca al minimo l’empatia. Spesso sono gesti studiati e messi in scena in modo da immortalarli in un video da condividere sui social per attestare quanto l’insensibilità sia qualcosa di cui vantarsi. Una forma di spettacolarizzazione dilagante.

Molti giovani sono alla ricerca di un significato ’sbagliato’ della propria esistenza, di un crudele momento di gloria per riempire il loro vuoto esistenziale.

La sofferenza diventa spettacolo, il dolore degli altri è la risposta ad impulsi distruttivi ma anche all’affermazione di un ego smisurato.

L’indifferenza verso la sofferenza così come la ricerca della sofferenza, la sua sperimentazione, sta però diventando un’esperienza per guidare altri adolescenti a gesti simili. Il dolore viene spettacolarizzato, la morte esaltata in un filmato sullo smartphone. È questo è il momento in cui la sofferenza non è percepita come reale, ma virtuale. La sofferenza è uno stimolo ma anche un diversivo nella propria noiosa esistenza ormai priva di valori.

È risaputo che l’esposizione continua a forme di violenza anche solo virtuali può portare alla desensibilizzazione nei confronti dell’altrui dolore e l’assuefazione alla violenza come vissuto quotidiano. Ci sono adolescenti che hanno senza alcuna remora affermato di aver assistito ad atti di maltrattamento da parte di familiari e conoscenti adulti. La famiglia che a questo punto risulterebbe il nucleo sociale primario, il più importante per lo sviluppo emotivo e sociale di un adolescente diventa così un modello antisociale e negativo di una possibile integrazione sociale futura.

Di fronte a questi atti gravissimi, è indispensabile intervenire, non solo penalmente ma soprattutto a livello educativo e psicologico. Sarebbe importante conoscere la realtà di questi adolescenti, capire dove vivono, il loro contesto sociale e valoriale, perchè un ragazzo violento è esso stesso vittima di un ambiente violento. Non ci si deve limitare allo sdegno del momento perché si rischia che il problema finisca per essere accantonato e sottovalutato.

La crudeltà contro gli animali ’uccide il rispetto per la vita’, così diceva l’antropologa Margaret Mead già nel 1964. Dobbiamo considerare che il maltrattamento degli animali come parte integrante (e statisticamente rilevante) di altri crimini, violenze, abusi. Parlando di ambiente familiare violento, l’animale è visto sovente come il capro espiatorio per colpire una persona, inculcando una forma di controllo/potere, una violenza fisiologica del carnefice sulla vittima.

È quanto mai importante comprendere l’importanza del valore ’predittivo’ che il maltrattamento di animali ha in funzione di implicazioni sociali future. È fondamentale che ciò inizi ad entrare consapevolmente nella nostra cultura, perché ignorare oggi il problema significa creare terreno fertile per violenze perpetrate in futuro.

Una giusta educazione al rispetto per la vita,cosa che impegna in prima linea la famiglia, deve necessariamente essere un presupposto anche istituzionale.

Fermare queste brutalità è l’impegno che ogni paese civile deve perseguire indiscutibilmente.

Classe 3ªA