MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Ciak, c’è l’alluvione: si gira. "Dal fango all’arrivo dei volontari. Raccontiamo tutto come docufilm"

Il disastro ha ispirato attori e registi locali: una delle due opere servirà anche a raccogliere aiuti "Abbiamo sentito l’urgenza di testimoniare ciò che succedeva". "Si è formata grande unità d’intenti".

Ciak, c’è l’alluvione: si gira: "Dal fango all’arrivo dei volontari. Raccontiamo tutto come docufilm"

Ciak, c’è l’alluvione: si gira: "Dal fango all’arrivo dei volontari. Raccontiamo tutto come docufilm"

Forlì, 28 novembre 2023 – Clic, il nastro si riavvolge, ripartono le immagini. Ecco il fiume che rompe l’argine e invade le strade della città, travolgendo tutto ciò che incontra. La valanga d’acqua che trascina le auto, abbatte gli alberi, scardina porte e cancelli e si fa largo dentro le case. Le tante persone tratte in salvo con gommoni ed elicotteri. Sarebbe già l’apocalisse, ma il peggio deve ancora arrivare, perché il peggio – lo sanno bene le popolazioni alluvionate – si chiama fango. Quando le acque si ritirano, il mondo perde i colori: tutto è fango. Proprio ‘fango’ è il termine che accomuna i titoli di due docufilm attualmente in lavorazione, entrambi realizzati in Romagna da artisti forlivesi o residenti in città: ‘Fango. Storia di una alluvione’ è opera di Marco Cortesi e Mara Moschini; ‘Anime nel fango’ – le cui riprese sono iniziate a Forlì il 9 novembre – è tratto dall’omonimo libro dello scrittore sammarinese Luca Giacomoni ed è girato da Ettore Zito.

Marco Cortesi e Mara Moschini sono, come loro stessi si definiscono, "due attori, registi e viaggiatori". Quando Forlì e la Romagna vengono colpite dall’alluvione, sono fuori per uno spettacolo teatrale. "Ma ci siamo precipitati a rientrare appena abbiamo appreso la notizia, Forlì è ormai la nostra città d’adozione e volevamo fare qualcosa per dare una mano – precisa Moschini –. Al nostro arrivo, ci siamo resi conto subito che era accaduto l’impensabile: una catastrofe enorme, non c’erano parole per descriverla. Così, abbiamo imbracciato la macchina da presa e cominciato a registrare tutto ciò che vedevamo".

Dopo due settimane di riprese, Moschini e Cortesi decidono che video e immagini non bastano più: l’urgenza, ora, è ascoltare le storie. Storie di persone comuni, di imprenditori che hanno visto le loro aziende devastate, delle forze dell’ordine che si sono adoperate con ogni mezzo per salvare, soccorrere, aiutare. "Oltre al docufilm, che condurremo come una video-inchiesta per spiegare le cause e la lezione lasciata da questo tragico evento – prosegue Moschini –, stiamo lavorando per trasformare le otto storie più rappresentative in un podcast. Ognuna delle persone intervistate ha maturato riflessioni importanti, dalla drammaticità del clima che cambia sotto i nostri occhi alla consapevolezza di riscoprire l’essenziale. Ciò che rimane quando perdi la casa e tutto ciò in cui hai investito i risparmi di una vita".

Ettore Zito, di professione direttore della fotografia per l’associazione Imago, viene a conoscenza del libro di Giacomoni grazie a una presentazione e ha subito un’idea: farlo diventare un film e devolvere il ricavato delle proiezioni – al netto delle spese di produzione – alle popolazioni alluvionate. "Ho contattato l’autore tramite amici comuni e si è detto entusiasta dell’iniziativa – racconta Zito – poi ho chiamato diverse persone che hanno lavorato con me in passato o sono tuttora miei collaboratori: nessuno mi ha detto di no. La vera sorpresa, per me, è stata realizzare quest’unità d’intenti: se c’è qualcosa di buono che l’alluvione ci ha lasciato, sta proprio nell’averci ricordato l’importanza di aiutarsi a vicenda, di remare tutti nella stessa direzione".

Sul risveglio della coscienza collettiva, generato dagli eventi di maggio, si soffermano anche Moschini e Cortesi: "L’unico raggio di luce, in quei giorni di totale smarrimento, era l’arrivo dei volontari: persone, per lo più giovani, che hanno aiutato tutti, anche dei perfetti sconosciuti – ricordano –. La nostra inchiesta nasce proprio per raccontare le emozioni di quei giorni, elaborarle e farne memoria. Perché è da qui che occorre ripartire per guardare al futuro".