Condanna confermata Caso Zlata, 16 anni anche in Appello per il marito fuggiasco

La Corte di secondo grado ha ribadito la colpevolezza di Oleksandr Zahariuk. Per i giudici con le sue violenze ha provocato il decesso della donna.

Condanna confermata  Caso Zlata, 16 anni  anche in Appello  per il marito fuggiasco

Condanna confermata Caso Zlata, 16 anni anche in Appello per il marito fuggiasco

Nessun dubbio, né ragionevole né irragionevole. I giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Bologna presieduti da Maurizio Passarini dopo una breve camera di consiglio hanno ieri confermato la condanna a 16 anni di reclusione contro Oleksandr Zahariuk, 39 anni, ucraino, residente a Forlì fino alla sua fuga dall’Italia, all’alba del 22 luglio 2019, accusato di maltrattamenti fino alla morte.

Per la giustizia della legge penale Zahariuk avrebbe procurato lesioni letali alla moglie Zlata, connazionale badante di 33 anni, trovata senza vita (dal marito) sul letto matrimoniale dei due la mattina del 7 luglio 2019, in un appartamento popolare di via Pantoli.

I togati di secondo grado hanno così ribadito l’esito processuale di Forlì dell’ottobre ’21, accogliendo ieri sia la requisitoria del procuratore generale sia l’arringa del legale della parte civile, Giuseppina Castronovo, che assiste la madre della 33enne deceduta. Dal canto loro Gianluca Barravecchia ed Erika Ferrini, avvocati di Zahariuk – ancora fuggiasco, forse in patria, nonostante la guerra – avevano invece riaffermato la totale innocenza del loro assistito, chiedendo al termine della loro arringa l’assoluzione o, in seconda istanza, una condanna più lieve, per il solo reato di maltrattamenti.

Rigettata quindi senza tentennamenti da parte della Corte, all’inizio della seduta di ieri, la richiesta della difesa di vagliare in modo più analitico le ferite al corpo di Zlata. Nella scorsa udienza del 3 maggio, durante una sfida in aula tra esperti medico-legali, il perito dei difensori Gianfranco Zanetti aveva rimarcato i dubbi sulla fine di Zlata, "debilitata fisicamente da un precedente tumore"; Zanetti aveva parlato di "atrofia del cervello" come presunta causa di decesso.

In quella stessa seduta però, Elio Torcia e Sabino Pelosi, i medici legali nominati dalla Corte – peraltro su richiesta della difesa –, avevano sottolineato come Zlata fosse morta a causa di un "trauma sottodurale acuto di post-traumatico... sia nella zona frontale destra, sia nell’area occipitale sinistra...". Una tesi che metteva ancora una volta Zahariuk spalle al muro, e che veniva quindi supportata dalle conclusioni del perito legale della parte civile, Aurelio Caminiti. "Soddisfatta, è arrivata un po’ di giustizia" ha confidato la madre di Zlata al suo legale. Gli avvocati della difesa, lette le motivazioni della sentenza, potranno comunque proporre ricorso in Cassazione.

Quando quella mattina del 7 luglio ’19 arriva in via Pantoli l’ambulanza, richiesta dal marito, per Zlata non c’è più nulla da fare. Gli investigatori, dopo una prima ispezione cadaverica del medico legale del 118, puntano subito la loro lente su Zahariuk. I testimoni, vicini di casa, delineano ai poliziotti un presunto quadro di "reiterate violenze domestiche".

La procura prepara l’arresto dell’uomo. Ma lui, con tempestività, fugge poche ore prima dell’ordinanza, anche con l’aiuto del compagno della madre (poi incriminato), lasciando in quell’abitazione suo figlio di 9 anni. Le indagini successive però lo inchioderanno. E per Zlata s’avvierà, anche con un profilo facebook, una "campagna di giustizia" sostenuta dalla madre, da amici, parenti e dagli stessi vicini di casa di Forlì. Che fino all’ultimo hanno seguito passo passo le vicende processuali. Ora la giustizia, per Zlata, è approdata (quasi) al termine. Cassazione permettendo.

Maurizio Burnacci