Dalla parte del padre: "Burbero ma di cuore: di sicuro innocente". E lui si commuove

Sentiti come testi i tre figli dell’imputato, Daniele Severi. Che quando la figlia parla della malattia del nipotino non trattiene le lacrime. Non si sono presentati i Ris di Parma: la Corte li ha citati per il 28 marzo.

Dalla parte del padre: "Burbero ma di cuore: di sicuro innocente". E lui si commuove

Dalla parte del padre: "Burbero ma di cuore: di sicuro innocente". E lui si commuove

Sara, Samuele e Simone Severi non si risparmiano. Daniele, il padre, per l’ingranaggio della giustizia, è un imputato d’omicidio, accusato di aver tagliato la testa a suo fratello, allo zio Franco. Per loro "è un papà eccezionale. Un po’ burbero, ma sempre presente, sempre capace di sostenerti, psicologicamente, ma anche nei fatti concreti della vita".

Una manciata di metri divide il banco dei testi a quello di Daniele, l’imputato. E Sara fatica a non fissarlo (vulnerabilmente) suo padre. "Sono la sua principessa. Tra noi c’è sempre stato un rapporto dolcissimo. In ogni situazione della vita. Mi ha spinto a studiare, a fare il liceo, ad andare all’università. Ma mi ha anche insegnato che serviva lavorare durante gli studi, e così ho fatto. Per lui è faticoso esprimere i sentimenti. Ma con un abbraccio forte capisci subito che lui c’è sempre. Anche quando mio figlio s’è ammalato lui c’era sempre". La commozione della ragazza esplode in un lampo e contagia all’istante anche Daniele. Col fazzoletto s’asciuga le incaute lacrime. Gli avvocati della difesa, Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti, dopo il preambolo sentimentale, virano sul punto: Sara l’hanno chiamata lì in quell’aula soprattutto per scandagliare il buco nero del delitto.

"I rapporti tra Franco e mio padre erano buoni. Qualche discussione ma nulla più. Papà temeva invece i fratelli Romano e Milena. Loro non sopportavano l’idea che mio padre tenesse tantissimo a quel fondo agricolo. Papà voleva gestira l’azienda con Franco. E questo non andava giù a Romano e Milena. A un certo punto diceva: ’Quei due mi faranno fuori’". E i giorni dell’omicidio? "Papà era scosso. Non capivo perché tutti si focalizzassero su di lui come unico colpevole. Io so che papà è innocente. È stato un delitto così crudele, inspiegabile...".

Samuele si tuffa nei flutti stranianti del rinvenimento del cadavere dello zio: "In quei giorni papà era sotto choc. Non parlava. Aveva lo sguardo perso. Soffriva tantissimo... Mio padre e Franco? Andavano d’accordo, solo qualche discussione, nulla più. Violento mio padre? Mai". Poi Samuele, sollecitato dai legali, azzarda una valutazione, già espressa ai carabinieri, nel giugno 2022: "Si tratta di un omicidio di tale efferatezza che ha tutte le caratteristiche d’un delitto di mafia... Infatti in paese la gente aveva cominciato ad avare paura...". E qui s’innesca l’ennesimo torneo dialettico tra l’esuberanza dell’avvocata Corsetti e la presidente della Corte, Monica Galassi: "Codice alla mano, certe valutazioni non sono ammesse"; "Però altre sono state ammesse!" le fa eco la Corstetti. Quindi Simone Severi si focalizza sugli scontri tra suo padre e gli zii; in uno, lui fu testimone diretto: "Ci aggredirono un giorno che eravamo andati sul al fondo... Erano tutte persone molto, troppo, aggressive...".

Per gli altri testi, è un nubifragio di "non ricordo". L’impiegata d’un’assicurazione era stata citata per alcune polizze sulla vita firmate da Franco a beneficio di Milena: "Ma io non so nulla, ho solo raccolto delle carte per i carabinieri...". L’udienza poi resta a secco di testimoni: i Ris di Parma, citati dalla difesa per spiegare (anzi, rispiegare) il ritrovamento dei guanti di Franco nell’auto di Daniele, non si son fatti vivi. Cosa che ha irritato (non poco) la presidente Galassi. Che li ha citati, inderogabilmente, per il 28 marzo.

Maurizio Burnacci