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"Ecco la mia ’suprema inchiesta’: un finale da conquistare"
Un poliziesco, ma non solo: tra le pagine si trova l’intrigo politico, la storia antica e persino una ricerca misteriosa ("Un po’ come quella del Santo Graal, per intenderci", suggerisce l’autore). Questo e molto altro ancora è il romanzo ‘La suprema inchiesta’, scritto dal forlivese Alberto Casadei ed edito dal Saggiatore che sarà presentato alle 17.30 nella sala al piano -1 della Mondadori di corso della Repubblica, in un incontro organizzato dal Comitato della Dante Alighieri.
Alberto Casadei, lei è uno studioso di letteratura italiana e insegna all’università di Pisa. Questo è il suo esordio nel mondo della narrativa?
"Ho già frequentato la poesia, molti anni fa, per il resto ho scritto essenzialmente testi di critica letteraria. Questo è il mio primo romanzo".
Cosa l’ha spinta a muoversi verso la letteratura non più solo come critico, ma anche come scrittore?
"L’ho vissuta un po’ come una sfida, ben consapevole che oggi ci sono tanti strumenti di divertimento e la narrativa non è più frequentata come un tempo, perciò ho tentato di mettere in rapporto le parole con il mondo del visivo".
A cosa si riferisce?
"La nostra cultura oggi è prevalentemente visuale, ma la letteratura conserva una sua forza interpretativa importante. Per superare i limiti della parola scritta, ho scelto di inserire molte immagini che sono parte essenziale della storia che racconto, in modo da mettere in comunicazione questi due linguaggi".
Qual è la storia che ha scelto di raccontare?
"Il libro parte come un classico poliziesco: siamo nel 2010 a Roma e una escort viene assassinata. Un’investigatrice sarà chiamata a risolvere il caso. Poi questa storia si intreccerà con molte altre e prenderà una piega diversa".
Quale?
"Diventerà un’inchiesta, ovvero una ricerca di qualcosa di cruciale che non riguarda più solo la vittima o l’investigatrice".
Lei è forlivese, perché ha scelto Roma come teatro della sua vicenda?
"Perché è una città che più di tutte le altre condensa innumerevoli storie diverse, dal passato fino ad oggi".
Cita una data precisa nella quale fa agire i suoi personaggi. Perché ha scelto di ambientare la storia proprio in quell’anno?
"Perché un decennio fa sono successi fatti molto importanti per la storia italiana e non solo: eventi politici, cambiamenti sociali… è un momento storico che mi consentiva di creare collegamenti con altre epoche lontanissime durante le quali, però, si affrontavano problemi in un certo senso simili".
Quindi il romanzo non è ambientato solo nella contemporaneità?
"Troviamo diversi salti temporali nella storia antica per poi tornare ai giorni nostri. Ne sono consapevole: chiedo al lettore un piccolo sforzo, ma mi piaceva pensare che la conclusione si dovesse un po’ conquistare".