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Famiglie, cresce il debito In media 25mila euro "Arginare il rischio usurai"
Cresce – nella provincia di Forlì-Cesena, così come nella quasi totalità delle province italiane – l’indebitamento delle famiglie, strozzate da caro vita, incremento del costo dei mutui e impennata di bollette e carburanti: criticità che hanno segnato negativamente gran parte del 2022 e continuano a far sentire i propri effetti anche nell’anno in corso.
Secondo un recente rapporto dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (associazione che riunisce artigiani e piccole imprese), al 31 dicembre 2022 l’importo medio dell’indebitamento per nucleo familiare presente nella nostra provincia ammonta a 25.146 euro: la percentuale pone Forlì-Cesena al 20° posto in Italia (su un totale di 107 province). Una posizione assai poco invidiabile e, del resto, nella classifica stilata su scala regionale non va molto meglio: l’Emilia-Romagna risulta infatti al quinto posto tra le regioni più esposte, con un indebitamento medio per famiglia che sfiora i 25mila euro.
In un anno, nell’area di Forlì-Cesena l’indebitamento totale delle famiglie è cresciuto di oltre il 5%: dall’indagine Cgia emerge che l’ammontare complessivo del ‘rosso’ è passato dai 4,149 milioni di euro del 2021 ai 4,361 a fine 2022. Va peggio, tuttavia, alla vicina Ravenna, che si guadagna il titolo di provincia d’Italia con la variazione di crescita dell’indebitamento più rilevante (+9,1% rispetto al 2021). Rimanendo in Romagna, sicuramente Rimini vanta una percentuale più favorevole, fermandosi a +4,2% rispetto all’anno precedente e mostrando valori di indebitamento ben più bassi dei propri vicini (non oltre i 22mila euro per famiglia, contro i 25.146 di Forlì-Cesena e i 25.623 del Ravennate).
Ampliando lo sguardo sul resto del Paese, complessivamente lo stock dei debiti bancari (mutui e leasing; prestiti personali, prestiti contro cessione di stipendio, aperture di credito in conto corrente) in capo alle famiglie italiane si è attestato al livello record di 595,1 miliardi di euro ed è aumentato del 3,5% rispetto al 2021. Davanti a questi drammatici numeri, il rischio, secondo gli analisti della Cgia, è che si assista a una recrudescenza dell’usura.
Con il progressivo rallentamento dell’economia e il conseguente crollo dei prestiti bancari alle imprese, infatti, "non è da escludere – si legge nell’indagine – che sia in atto un ‘avvicinamento’ delle organizzazioni criminali verso le micro aziende a conduzione familiare, come artigiani, negozianti e tante partite Iva. Da sempre, il mondo dei lavoratori autonomi è quello più esposto". Per arginare il rischio, conclude il rapporto, occorre "dare nuovamente liquidità alle micro imprese; in caso contrario, molte di queste potrebbero finire tra le mani degli usurai. Non solo: è necessario incentivare il ricorso al fondo per la prevenzione dell’usura, strumento introdotto per legge da decenni, eppure sconosciuto ai più e, conseguentemente, privo di risorse economiche a disposizione".
Maddalena De Franchis