"In campo per la città che ci ha adottato"

Forlì vuole resistere, risollevarsi e rinascere dalla devastazione portata dall’alluvione. Quartieri allegati, vite spezzate, famiglie che hanno perso tutti i beni e i ricordi di una vita in poche e terribili ore. Ma i tanti volontari, soprattutto giovani, hanno reagito con forza e senso civico e armati di stivali, guanti e pale si sono riversati nelle strade per dare il loro contributo alla causa: liberare Forlì dall’acqua e dal fango.

Un impegno che prosegue con orgoglio e che si legge chiaramente negli occhi dei ragazzi assiepati oltre le transenne di Piazza Saffi per salutare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Come Mattia Gazzoni di Cesena, neolaureato in Scienze internazionali, che con la corona d’alloro sul capo appena ha saputo della presenza del presidente è venuto "a rendergli omaggio e a ringraziarlo per la sua visita". Giovani universitari che studiano a Forlì e che danno una mano in questi momenti di difficoltà, come Veronica Zarattin, 19 anni di Treviso che ha lavorato nella zona di via Gorizia e dei Romiti. "Un impatto duro quello con l’alluvione – spiega – ma la voglia di esserci e di dare il mio contributo è stata più forte di tutto". A fianco gli occhi sorridenti di Piervincenzo Piazza, 21 anni, studente universitario siciliano, che racconta il suo affetto per la città e "della necessità di esserci, di non tirarmi indietro. Ho spalato fango ai Romiti in un panorama veramente devastato, condividendo con i volontari presenti la fatica, ma anche la gioia di rendermi utile". Amelie Viuller, 19 anni da Aosta, studia a Forlì: "Ritengo doveroso il mio impegno in questi giorni, – ha detto – anche perché la solidarietà è un valore importante e il desiderio di aiutare gli altri è più forte dello sconforto nel vedere la città ferita".

Gianni Bonali