"La nostra storia travagliata lunga un secolo"

Alcuni dei primi aderenti si raccontano: "Il fascismo ci fece chiudere, ma non ci siamo arresi"

"La nostra storia travagliata lunga un secolo"

"La nostra storia travagliata lunga un secolo"

La storia degli Scout di Rocca ha radici lontane, prova a ripercorrerla Gaetano Pazzi, uno dei primi aderenti (nella foto con gli amici) "Francesco Dotti, per tutti Cecchino, seppe raccogliere intorno a sé un buon numero di ragazzi e quasi per incanto diede vita ad un indimenticabile reparto scautistico, fornito di belle divise, di tende, marmitte, carrello smontabile e quanto d’altro poteva occorrere. Poi vennero i campeggi scuola, la fanfara, nonché dimostrazioni spettacolari di efficienza all’interno del paese. Ma bisogna ben dire che, oltre a tutto questo, seppe con rara maestria trasfondere in tutti noi lo spirito scautistico, l’amore verso la natura e verso ogni creatura di Dio". La prima vacanza, all’Acquacheta, risale a quella stessa estate e ai componenti del campo giunsero i messaggi augurali anche di Papa Pio XI e del re Vittorio Emanuele: "A causa dell’opposizione del regime fascista che voleva monopolizzare la gioventù nell’Opera Nazionale Balilla, anche a Rocca cominciò a tirare un brutto vento – raccontava Domenico Piovaccari, un altro dei primi membri – numerosi, infatti, furono gli atti e le intimidazioni che gli scout subirono". Così, nel 1929, con lo scioglimento forzato delle associazioni cattoliche, si concluse la prima breve stagione del Rocca 1.

"Purtroppo – spiega ancora Gaetano Pazzi – venne poi il tempo in cui anche gli esploratori vennero disciolti. Cecchino in una memorabile ultima cena ci disse che se ci veniva imposto di spogliarci delle nostre divise, non potevano impedirci di rimanere fedeli ai nostri principi. Chi scout è diventato rimarrà tale per sempre, per tutta la vita". Ma 18 anni dopo l’attività riprese, come racconta Mario Biserni, uno dei bambini della seconda ora: "Il gruppo scout di Rocca San Casciano risorse nel 1947 sotto la guida di don Elmo Montanari. Questo sacerdote, giovane, cappellano a Rocca, era una persona dinamica, estroversa, piena di iniziative". Anche questa seconda stagione durò solo cinque anni e si concluse quando don Elmo fu trasferito. "Ma il seme era stato gettato – continua Biserni – e dopo un lungo periodo di incubazione, rifiorì ancora una volta nell’ottobre del 1984 e continua tutt’ora".

E Stefano Fabbrica è l’ attuale responsabile del Rocca 1: "Per me è una grossa emozione vivere questo centenario, ma non è l’emozione nostalgica, bensì quella che leggo negli occhi dei giovani che ho incontrato negli anni, con i quali ho condiviso tante esperienze come cantare davanti a un fuoco di bivacco o sotto un cielo stellato, camminare nella polvere o sotto la pioggia, fare servizio insieme in comunità o alla mensa dei poveri". Alessandro Rondoni