La vita spezzata. Stroncato a 15 anni dalla leucemia: sognava il calcio e la cucina

Matteo Craspi ucciso da una forma grave della malattia, in lutto l’intera comunità di san Martino in Strada, dove il ragazzino viveva con la famiglia. Aveva fatto il trapianto, ma poi di colpo le sue condizioni sono peggiorate.

La vita spezzata. Stroncato a 15 anni dalla leucemia: sognava il calcio e la cucina

La vita spezzata. Stroncato a 15 anni dalla leucemia: sognava il calcio e la cucina

Da grande sarebbe diventato calciatore, o forse cuoco, o forse – perché no? – entrambe le cose. Non ci sono limiti, del resto, ai sogni di un quindicenne.

Tutti quei sogni però se ne sono andati via insieme alla giovane vita di Matteo Craspi, morto il primo maggio di leucemia. Matteo era iscritto all’istituto alberghiero di Forlimpopoli, era solo al primo anno, ma non aveva dubbi: quando sarebbe stato il momento di scegliere tra sala e cucina avrebbe scelto quest’ultima.

Un momento che non è mai arrivato. Di passione bruciante, però, ne aveva anche un’altra: quella per il calcio. Per vedere il prato verde, del resto, Matteo non doveva far altro che affacciarsi dalla finestra, infatti la sua casa era proprio accanto al campo da calcio di San Martino in Strada. E in quel campo c’era sceso per la prima volta a soli 5 anni: "Aveva creato il suo bel gruppo di amici – racconta Samuela Navetta, la presidente della Asd Union Sammartinese, dove Matteo giocava nel ruolo di attaccante – e stavano sempre insieme: erano compagni di scuola e di squadra, si divertivano tanto, erano affiatatissimi".

Ma la vita spensierata di Matteo, divisa tra i banchi e l’amore per il pallone (la sua squadra del cuore, da sempre, era la Juventus) è stata toccata dalla malattia: "Si è ammalato di leucemia 13 mesi fa – ricorda Navetta con la precisione di chi fissa un evento traumatico –, ma Matteo non ha mai perso la speranza, ha sempre combattuto con coraggio nella prospettiva di riprendere le sue abitudini di sempre".

Un obiettivo che, a un certo punto, è sembrato incredibilmente vicino: "Ha avuto modo di fare il trapianto di midollo osseo – racconta Navetta – e sembrava che le cose stessero andando bene. Era tornato a casa, aveva ripreso un po’ la sua routine e aveva fatto dei progetti: stava programmando il ritorno a scuola e, anche se sapeva che per poter giocare di nuovo ci sarebbe voluto più tempo, non vedeva l’ora di venire in tribuna a guardare le partite dei suoi amici".

Poi il peggioramento: da un controllo è emerso che la malattia aveva ricominciato a correre. "I suoi compagni lo sentivano sempre per messaggio, ogni giorno… Poi, l’altro giorno, all’improvviso non ha risposto più". Un silenzio doloroso, con il quale è difficile venire a patti: "In un primo momento è stato impossibile pensare che Matteo se ne fosse andato, ora piano piano i ragazzi cominciano a capire che davvero non lo vedranno più, che non vedranno più quel suo sorriso buono".

Un sorriso che, però, nei loro ricordi, e in quelli di tutti coloro che gli hanno voluto bene, non sbiadirà mai. Matteo lascia i genitori, Dylze e Daniele e il fratellino Nicolò. Il funerale si svolgerà domani alle 14.30 con partenza dalla camera mortuaria del Morgagni-Pierantoni per raggiungere la chiesa di San Martino in Strada.

Sofia Nardi