"Lo sgoverno del patrimonio culturale"

Giovanni Tassani critica la giunta Zattini per il mancato sviluppo dei progetti culturali a Forlì, evidenziando il disinteresse per il patrimonio storico e la gestione deficitaria delle istituzioni bibliotecarie.

"Spreco di risorse e incapacità di visione strategica: mi paiono queste le caratteristiche della giunta Zattini con riferimento al patrimonio storico-culturale": lo scrive in una lettera Giovanni Tassani, studioso ed assessore alla cultura dal 1993 al ’99. "I forlivesi – specifica –hanno dovuto assistere all’esibizione continua di disegni approssimativi maturati nella mente dell’assessore alla cultura, annunciati e riannunciati con improbabili scadenze ma mai realmente partiti, come nel caso del Museo della Ginnastica, di quello del Volo, di quello del Risorgimento in Villa Saffi, di quello della Città Smart nell’ex Collegio Santarelli. Altri progetti, compartecipati con Università o istituzioni europee, sono stati ridotti a una sopravvivenza larvale, come Atrium sulle architetture totalitarie del Novecento e Centro Diego Fabbri. In compenso è stata lanciata una sigla: ‘Mars’ (Merenda, Albertini, Romagnoli, San Domenico); poi soppiantata da: ‘San’ (Domenico, Sebastiano, Santarelli), di cui vediamo da qualche tempo inalberate le insegne. Accennerò poi di sfuggita alla collaborazione fallita con Fondazione Cassa dei Risparmi e Fondazione Ruffilli per la catalogazione e digitalizzazione dei due archivi di famiglia Paulucci di Calboli (tra Trecento e Novecento), ricoverati in Archivio di Stato dove sindaco e assessore non si sono mai recati neppure a vederli".

Ma la situazione più grave, secondo Tassani, "che porta Forlì in coda in regione, è il totale sgoverno di Biblioteca classica Saffi e Fondi antichi, per accantonamento di progetti e assenza di dirigenza e personale. Mentre altre istituzioni bibliotecarie – Classense e Oriani a Ravenna, Malatestiana a Cesena, Manfrediana a Faenza, Gambalunghiana a Rimini, Comunale a Imola – hanno fatto passi avanti in servizio e digitalizzazione, a Forlì non solo non si è sostituito il personale al termine del servizio, ma si è lasciato trasmigrare diverse professionalità, da noi mal impiegate, in altre città, ove hanno trovato occasioni di miglior carriera". L’ex assessore conclude poi così: "Non essendoci più ormai i tempi per portare la collezione Verzocchi in Palazzo Albertini, si può suggerire alla prossima giunta che in quella sede si potrebbero fare tante altre cose: come mostre stagionali dei tanti tesori della Piancastelli. È il l caso del favoloso monetiere romano, chiuso in un forziere da cui è uscito una sola volta, nel 1998".