L’odissea del fango: "Montagna in cortile, non riesco a smaltirla"

Raffaele Zoli ha scoperto a settembre la melma accumulata sotto al garage. Ma era ’troppo tardi’, ora deve farsene carico da solo e non trova una soluzione.

Vivere con mucchio di fango nel cortile di casa e non potersene liberare, in un incastro di veti e un cortocircuito di competenze. L’abitazione di Raffaele Zoli si trova tra viale Bologna e via Fontana di Riatti, in uno dei quadranti dove l’alluvione di un anno fa ha colpito più forte. A settembre, dopo avere liberato la casa dal fango, si è reso conto che nell’intercapedine sotto al garage, un vano isolante alto non più di un metro che viene definito ‘vespaio’, se ne era depositato dell’altro: quasi 20 centimetri, ancora morbido.

"Nessuna ditta poteva portarlo via – spiega – anche perché le vie di accesso sono molto strette". Con l’aiuto dei figli e di alcuni amici, dopo avere creato tre varchi per facilitare la circolazione dell’aria, Raffaele riesce a ripulire il vespaio. "Sicuramente il materiale era inquinato, perché c’era un odore molto forte. Abbiamo lavorato in squadre di 15-20 persone, passandoci il fango con le mani". A novembre il lavoro è concluso e il materiale, rimosso, viene collocato nel cortile. Si trattava, a quel punto, di trovare un modo per smaltire il fango. Il primo sportello al quale Zoli si rivolge è in Comune: qui chiede la disponibilità di un cassone da posizionare vicino al cancello. "Avrei svolto il lavoro in autonomia: il compito del Comune sarebbe stato solo portare il cassone e riportarlo via una volta riempito da noi". Ma, per il Comune "l’emergenza è finita il 30 settembre, con la raccolta e la pulizia di quanto depositato, fino ad allora, fuori dalle case". Zoli continua il giro di telefonate per scoprire che un modo per smaltire quel fango, di fatto, non c’è. Si rivolge a Hera e Alea invano. Torna a chiamare il Comune e un addetto "consiglia di rivolgermi a una ditta di trasporti e farmi carico dello smaltimento in una discarica privata". Ma, trovata una ditta per il trasporto "mi ha detto che non può effettuare il lavoro in quanto è necessaria una certificazione sulla ‘qualità del fango’. Cioè, il fango non deve essere inquinato. Oggi Zoli sta cercando, non senza difficoltà, un laboratorio che effettui l’analisi del fango che gli costerà 25 euro a tonnellata. "Per ora, dovrò tenermi il fango davanti casa – conclude –, perché, se non ho le analisi, non posso procedere e, comunque, se il fango risultasse inquinato, rimarrà qui".

Paola Mauti