MARCO BILANCIONI
Cronaca

Maria Pia Baroni: "Alluvione, proviamo a recuperare le pratiche finite sott’acqua"

Il Comune ha ricevuto 800mila euro da un concerto benefico: "Stiamo scongelando i registri, poi digitalizzeremo tutto. In caso di future calamità, pronta una nostra task force".

Maria Pia Baroni, consultando l’archivio digitale del Carlino, il suo nome ricorre appena 73 volte dall’inizio del mandato: è nettamente l’assessore meno visibile...

"Ognuno interpreta il proprio ruolo a modo suo, dal punto di vista personale ma anche professionale. Pensavo fossero anche meno di 73...".

Può spiegare meglio il suo ruolo?

"Alcuni esempi. Ho seguito i primi passi del Pnrr, prima che iniziassero i lavori, creando una segreteria tecnica e una cabina di regia. Recentemente, ho lavorato all’accordo con ministero della Cultura e demanio per l’ex monastero della Ripa. Abbiamo trovato anche il modo di assumere nuovi vigili urbani".

Temi di cui si parla, ma non in relazione a lei.

"È il mio carattere... Poi abbiamo potenziato l’Urp e i servizi demografici. Ho coordinato il rientro di alcune funzioni amministrative dopo l’uscita di Forlì dall’Unione dei Comuni".

A proposito: lei ha lavorato come segretaria in molte piccole amministrazioni. Conoscendone dunque i problemi, che effetto le ha fatto l’addio di Forlì all’Unione?

"Una forma associata sarebbe utile, però con modalità nuove. Sottolineo comunque che abbiamo stipulato convenzioni con i paesi del comprensorio, non è vero che, senza l’unione, li abbiamo lasciati soli".

Si è parlato di ‘sovranismo municipale’.

"Guardi, io mi sono occupata anche di Romagna Next, un progetto che unisce amministrazioni e mondo economico per il futuro della nostra terra. Secondo me con una valenza profetica".

Addirittura?

"È stato il primo laboratorio nazionale di pianificazione strategica che superi i confini di una sola città, dalla mobilità all’uso dell’acqua".

Rischiano di essere solo belle parole, poi restano i soliti campanili: ciascun capoluogo vorrà che si progettino prima le proprie infrastrutture...

"Riconosco che la governance di questo progetto va trovata, ma io ci credo".

Tra i progetti che sta seguendo c’è anche il nuovo piano di Protezione civile?

"Non esattamente. Però ho proposto di creare un gruppo interdisciplinare interno al Comune, da attivare in caso di emergenze per attività di Protezione civile".

A proposito di alluvione, lei si occupa anche degli archivi. Oltre a ciò che ha valenza culturale, sono finite a mollo anche molte pratiche urbanistiche. A che punto siamo?

"Abbiamo iniziato a scongelare i registri di protocollo e dell’edilizia. Man mano, li digitalizziamo. Questo ci aiuta a orientarci".

Ma riuscirete a recuperare le carte?

"Abbiamo un’accordo con un’azienda di Bologna per il recupero, di cui chiaramente non può occuparsi la Biblioteca nazionale di Firenze come accade per i testi antichi. Utilizziamo le risorse arrivate dopo il concerto benefico di Campovolo, nel Reggiano: 400mila euro per il congelamento e il recupero, altrettanti per una nuova struttura".

Non utilizzate già l’ex Conad di via Seganti al Ronco?

"Non basta. Ne serve un’altra, in attesa della Ripa".

Dicono di lei: Zattini l’ha scelta perché sa dirgli anche dei ‘no’. Prima di essere assessore, lei era segretaria comunale a Meldola, al suo fianco. In una delle sue rare dichiarazioni al Carlino, lei stessa ammise: ’non sono state tutte rose e fiori’.

"Detta così, sembra che io sia un bastian contrario!".

Allora si spieghi meglio.

"Il mio rapporto con Zattini è nello spirito di un assoluto rispetto e lealtà. Se, con la mia esperienza, suggerisco di non prendere una decisione, lo faccio in maniera costruttiva, proponendo un’alternativa".

Tra i sindaci con cui ha lavorato meglio, citò Angiolino Mini di Portico. Non un esempio comodo per un’assessora di centrodestra, visto che Mini veniva dal Pci e aveva addirittura studiato a Mosca.

"In quell’intervista ne citavo anche altri... Il mio giudizio era sul modo di incarnare di rispetto dell’istituzione. Qualità che vedo anche in Zattini".

Lei ha reso possibili i matrimoni civili al San Giacomo. La sensazione è che ne siano stati celebrati pochissimi.

"Luoghi simili sono utilizzati per i riti anche in altre città. Ma è vero che il riscontro è stato minimo. Forse perché la disponibilità del luogo, per via delle mostre, è parziale".

Lei è anche presidente della commissione toponomastica. A giugno 2022 lanciò l’appello a intitolare più luoghi alle donne. Al netto della recente intitolazione del giardino ‘Saman Abbas’, l’hanno ascoltata?

"La commissione lavora con equilibrio e passione. Devo dire che le istanze di intitolazione sono moltissime, ma poche riguardano le donne. Consideriamo che nel percorso standard devono essere passati dieci anni dalla morte, dunque i tempi del cambiamento sono lunghi... Questa resta dunque una criticità e una priorità".

Nel 2019, quando si insediò, non aveva nemmeno Whatsapp. Ora?

"L’ho installato. Anzi: me l’hanno installato. Uso il telefonino solo per chiamare e leggere i messaggi. Mi sono convinta dell’utilità di questo strumento un giorno che scoprii di non aver letto la convocazione di una riunione. Gli altri avevano un gruppo Whatsapp in cui restavano informati... anche il sindaco mi disse che non potevo farne a meno...".

Ultima domanda: in caso di Zattini bis, lei farà ancora parte della squadra?

"Ho accettato il mandato, nel 2019, con molto spirito di servizio. A distanza di cinque anni, devo fare i conti con qualche acciacco e un po’ di stanchezza".