Messa tra gli alluvionati Corazza: "Dio è in chi spala e si sporca di fango"

Il vescovo di Forlì nel quartiere Romiti, dove l’oratorio è ancora sott’acqua: liturgia in teatro. "Doveroso esserci. È tempo di preghiere e gesti concreti".

Messa tra gli alluvionati  Corazza: "Dio è in chi spala  e si sporca di fango"

Messa tra gli alluvionati Corazza: "Dio è in chi spala e si sporca di fango"

di Marco Bilancioni

"Una signora mi ha mandato un messaggio con Whatsapp... lo usiamo anche noi vescovi... E mi ha scritto: dov’è il Signore? E poi ha mandato un foto di ragazzi con le pale, sporchi di fango. La didascalia era: in loro". Mons. Livio Corazza, vescovo di Forlì-Bertinoro, ha celebrato la messa alle 8.30 la domenica mattina ai Romiti, nell’epicentro dell’alluvione. Chiusa la chiesa di via Firenze, con la porta che reca i segni del fango, per la messa è stato adattato il teatro adiacente. Vescovo e celebranti entrano da una porta laterale: guardandosi attorno, si affaccia sul campo da calcio dell’oratorio, completamente sommerso. Il fiume Montone è, in linea d’aria, a un centinaio di metri. Ancora meno dalla casa della prima vittima, Vittorio Tozzi, rimasto sopraffatto dall’acqua al piano terra della sua abitazione martedì sera.

Un’ottantina di fedeli assiste alla messa: ci sono le sedie anziché le panche. Nonostante tutto sono partecipi. C’è perfino il coro che accompagna la liturgia coi canti. Qualche fedele ogni tanto piange. Nel teatro c’è una croce di legno bianco, dipinta dalle impronte colorate delle mani dei bambini. "Era doveroso essere qui, un luogo particolarmente colpito", scandisce il vescovo. Apre una breve riflessione "sugli stili di vita, con maggiore coerenza e perseveranza" (pare chiaro un cenno al tema del cambiamento climatico) e lancia un appello perché "nessuno approfitti delle difficoltà per speculare" (l’allarme è relativo agli sciacalli). Ma, aggiunge, "è il momento della preghiera e dei gesti concreti", "per i morti e gli sfollati": "Teniamo alta l’attenzione verso chi è fragile e solo, chi non ha altra famiglia che noi".

È la domenica dell’Ascensione, "che è la festa della fiducia, perché il Signore è con noi sempre". Racconta di una decina di giovani islamici, coordinati dall’imam di Forlì, che hanno dato una mano a liberare il seminario di via Lunga e il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo, allagati martedì sera per la piena del Montone come gran parte del quartiere San Benedetto o della vicina frazione di San Tomè. Poi parla di quel gruppo di ragazzi nel fango: "Dio si fa rappresentare da coloro che amano. Alla fine della messa si dice ‘andate’, ed è il momento più importante: pulirete fango e porterete Cristo". C’è chi "pensa ai problemi degli altri e ha problemi a sua volta", "come gli apostoli che avevano dubbi, ma Dio ha mandato proprio loro". Nel giro di qualche ora, il quartiere si riempie di migliaia di volontari. Con le pale e sporchi di fango.

Alla fine, Corazza avvisa che incontrerà oggi il Papa: "Gli dirò che la comunità che mi ha affidato è tenace e ha saputo affrontare e superare tutte le prove... ma adesso si sta esagerando...". E l’assemblea si lascia andare a una risata, che parte soffocata e diventa liberatoria.