Ordinanza dà ragione alla giunta. Il Tar: "Sala giochi da chiudere"

I gestori avevano fatto ricorso al Tribunale amministrativo. Ora la possibilità del ricorso al Consiglio di Stato

Ordinanza dà ragione alla giunta. Il Tar: "Sala giochi da chiudere"

Ordinanza dà ragione alla giunta. Il Tar: "Sala giochi da chiudere"

Il Tar (Tribunale regionale amministrativo) dà ragione al Comune e così la sala giochi va chiusa. Il locale sorge in via Oriani e s’affaccia al parcheggio dove un tempo sorgeva il punto bus.

I gestori del locale avevano promosso ricorso al Tar dell’Emilia Romagna dopo che l’amministrazione forlivese aveva notificato il provvedimento di chiusura nei confronti della sala, lo scorso anno.

Decisione che i dirigenti del municipio di piazza Saffi avevano preso nel momento in cui era terminato il periodo in cui la Regione dava tempo ai gestori dei locali delle ’sale gioco’ di adeguarsi alla legge regionale che, nel 2013, ha imposto una distanza minima di 500 metri tra gli stessi locali di gioco e i cosiddetti "luoghi sensibili", stabiliti in "scuole, chiese o strutture sanitarie".

Stando alla prospettiva della società che gestisce il locale, l’amministrazione locale avrebbe "male interpretato" quella stessa normativa. Ora i giudici del Tar danno ragione al Comune. Adesso però gli stessi gestori della sala giochi hanno tempo 60 giorni per ricorrere al Consiglio di Stato, l’organo di secondo grado del tribunale amministrativo.

"Slot e videolottery sono soggette alla stessa regolamentazione e non è ammissibile una gestione separata delle regole per le due tipologie di apparecchi", spiega in una nota Agipronews, l’agenzia di comunicazione di giochi e scommesse, dando una chiave di lettura dell’ordinanza del Tar.

"Secondo il giudice amministrativo – sottolinea Agipronews – le indicazioni delle norme regionali ’sono chiare nell’estendere il limite distanziometrico a tutte le sale gioco di ogni tipo e specie... Nel 2023, perciò l’amministrazione forlivese si è soltanto limitata ad integrare il contenuto del divieto’, e non ha esercitato alcun abuso".