Parco urbano travolto Tutto tranne la ‘collina’ in mezzo al fango Iniziati i lavori di ripristino

Servirà un lungo intervento per rimettere in sesto il grande polmone verde cittadino, interdetto l’ingresso. Appena riaperti però il ristorante Peter Pan e la Collina dei conigli.

Parco urbano travolto  Tutto tranne la ‘collina’  in mezzo al fango  Iniziati i lavori di ripristino

Parco urbano travolto Tutto tranne la ‘collina’ in mezzo al fango Iniziati i lavori di ripristino

di Sofia Nardi

Quando il fiume ha esondato, dieci giorni fa, il parco urbano Franco Agosto, che si sviluppa a fianco del Montone, è stato il primo in città a venire inondato dall’acqua. La maggior parte dei venti ettari che compongono la sua superficie si sono rapidamente trasformati in un lago torbido che poi, nei giorni a venire, ha lasciato il posto a una distesa di fango. A non essere inondata è stata ovviamente solo la zona più alta: quella del ristorante Peter Pan, in cui l’acqua è arrivata fino all’ultimo scalino dell’ingresso, ma non è giunta negli interni, e del locale Collina dei conigli (entrambi hanno fra l’altro riaperto ieri sera). Risparmiata anche la piccola area che circonda la piadineria ‘Il parco’, dove oggi fioriscono le margherite.

In questa zona si sono rifugiati i conigli che sono stati più veloci dell’acqua incombente e sono riusciti a sopravvivere. Nei giorni scorsi i volontari della ‘Piccola tana’ si sono occupati dei superstiti raccogliendo donazioni di frutta e verdura e dedicando le cure agli animali feriti. Sono molti, però, a non aver superato le ore più critiche: fino a pochi giorni fa, avventurandosi lungo quelli che una volta erano i sentieri del parco, era impossibile non imbattersi nei corpi dei conigli annegati, ora in buona parte rimossi. Altrettanti sono invisibili, sepolti dalla coltre di melma che va solidificandosi lentamente al sole.

Un passo dopo l’altro si scopre un panorama allo stesso tempo familiare ed estraneo, in cui i profili degli alberi che i frequentatori dell’area verde più amata di Forlì sono abituati a vedere si stagliano su un terreno grigio, in cui iniziano a formarsi lunghe crepe nelle parti più secche, mentre al centro del prato, poco lontano dal laghetto dove una volta nuotavano anatre e cigni, si è formato un secondo lago: è ovviamente il ristagno dell’acqua del fiume che tarda ad evaporare o a essere assorbito dal terreno fradicio. Quando tutto il limo sarà secco, a essere a repentaglio saranno proprio gli alberi, le cui radici rischiano di venire soffocate da una pesante coltre dura come il cemento.

L’impeto della corrente in piena ha divelto quasi tutte le recinzioni sul lato del fiume, ma già ieri gli operai erano al lavoro per ripristinarle. È una priorità dettata da ragioni di sicurezza, dato che il parco risulta formalmente interdetto, anche se di fatto,è impossibile controllarne gli accessi, visto che la forza del fiume è riuscita a scalzare i piloni di pietra delle cancellate. I lavori di ripristino dell’area sono cominciati in tempi record e il parcheggio sul lato ’Collina dei conigli’ è già stato liberato.

Il parco urbano intanto è ancora una landa deserta, del colore della pietra. Sulla discesa accanto al laghetto c’è un pupazzo di gomma rosa che occhieggia tra un cespuglio pietrificato: è uno dei giocattoli di Gommolandia, lo spazio giochi con gonfiabili che è stato letteralmente spazzato via dall’esondazione. Le altalene e lo scivolo poco distanti sono quasi irriconoscibili, così come la fontana monumentale: oggi contiene solo melma che va ad arrampicarsi anche lungo la superficie della scultura a forma di piramide che la sormonta. In una canaletta di scolo c’è una grossa carpa morta, ormai in avanzato stato di decomposizione. È ancora impossibile arrivare a piedi in molte aree del parco, infatti il fango è troppo profondo e non ancora abbastanza solido da reggere passi umani, mentre in altri punti sono stati i mezzi ad accumulare grosse quantità di melma per liberare snodi di passaggio.

Le macchine, ora, sono al lavoro dentro il vicino parcheggio dell’argine, al quale si accede non solo da viale Salinatore, ma anche seguendo a piedi la strada che costeggia da un lato il parco urbano e dall’altro il fiume Montone, ora rientrato dentro il suo letto. Qui, durante l’inondazione, l’acqua si era raccolta approfittando del suolo impermeabile e della forma a conca dell’area asfaltata e aveva dato vita a un bacino colmo che è arrivato a invadere le abitazioni circostanti, oltre alla palestra ‘Officina’, dove sono ancora in corso le operazioni di smaltimento dei liquidi residui. Adesso, ancora una volta, rimane il fango.

Ci sono anche alcune auto ancora impantanate dalla melma, i vetri rotti e i paraurti divelti. Ci sono pure alcuni camper, ma uno ora non si trova più nel parcheggio: il fiume l’ha portato di peso fin sul sentiero sterrato pedonale, proprio accanto al Montone. Con forza l’ha sbattuto ripetutamente contro il tronco di un pioppo fino a sfondarlo. Ora l’albero svetta al centro del tetto distrutto.

A guardare, fermo sulla strada, c’è un uomo: "Quello – racconta – era il mio camper. Mi è costato una vita di lavoro e adesso eccolo lì". Ad aggiungere la beffa al danno, nei giorni scorsi qualcuno ha cercato di portare via due bombole del gas che si trovavano all’interno del mezzo, ma erano troppo pesanti e il fango tratteneva i loro passi, così hanno finito per abbandonarle poco più avanti, nel terreno fradicio e melmoso. sarà enorme il lavoro per riportare agibile il parco urbano e il parcheggio. Ma l’intervento adesso è cominciato.