Pm e parti civili vincono la contesa: "Prove schiaccianti, giusto così"

L’avvocato di parte civile Max Starni: "L’esito non poteva che essere questo. Daniele è colpevole"

Pm e parti civili vincono la contesa: "Prove schiaccianti, giusto così"

Pm e parti civili vincono la contesa: "Prove schiaccianti, giusto così"

"Non poteva che finire così", dichiara a fine processo Max Starni, l’avvocato di parte civile, che difendeva i cinque fratelli di Franco assieme al collega Massimo Mambelli. Starni è sempre stato, in verità, più ’realista del re’. Mentre la pm Federica Messina ammetteva che questo è stato un processo "indiziario, con indizi che poi nello svolgimento del procedimento in aula hanno resistito a tutti i dubbi, tramutandosi in prove", Starni ha invece sempre sostenuto che "il materiale a disposizione dei giudici sono prove incontrovertibili in sé. Pistole fumanti".

L’esito del procedimento dà ragione all’avvocato di parte cvile. "Eravamo convinti delle carte che avevamo in mano. Le prove erano troppo evidenti. D’altra parte – ha sottolineanto Starni a fine udienza – la difesa ha portato a confutazione solo il fatto che gli inquirenti possano avere manomesso le prove. Addirittura sostenendo che le scarpe di Daniele, trovate schizzate col sangue della vittima, fossero state sporcate dai carabinieri".

Totale quindi il trionfo per il legale di parte civile. Che già pensa al dopo: "Adesso attenderemo i successivi sviluppi, con il ricorso in Appello della difesa, ma siamo sereni, perché comunque le prove a disposizione contro l’imputato sono sempre quelle. E restano pistole fumanti".

Se ne va dall’aula appagata, dopo il verdetto, la pm Federica Messina. In silenzio. Ma solo perché le disposizioni della legge Cartabia non le consentono dichiarazioni pubbliche, come sostituto procuratore. Nessuna voce quindi dalla procura, che pure esce vittoriosa dalla contesa. In aula non era infatti presente il procuratore reggente Antonio Vincenzo Bartolozzi, l’unico che poteva rilasciare dichiarazioni, stando sempre alle prescrizioni della Cartabia. Ma il gradimento per il verdetto era lampante nel volto della pm Messina mentre imboccava la sontuosa scalinata marmorea che la riportava al suo ufficio, al primo piano di palazzone di giustizia.