Raddoppiate le frane Modigliana resta isolata E adesso ci s’interroga: cosa non ha funzionato?

I pareri: "Serve manutenzione e bisogna tornare ai fossi di scolamento". Riattivata intanto la possibilità di prelevare contanti e si può fare benzina.

Raddoppiate le frane  Modigliana resta isolata  E adesso ci s’interroga:  cosa non ha funzionato?

Raddoppiate le frane Modigliana resta isolata E adesso ci s’interroga: cosa non ha funzionato?

Per il sindaco di Modigliana Jader Dardi le 104 frane registrate dopo le prime 36 ore di alluvione sarebbero raddoppiate. Non c’è memoria di nulla di simile.

Giuseppe Cherubini, 76 anni, era alle dipendenze del ministero della Ricerca scientifica e organizzava la logistica delle spedizioni scientifiche italiane in Antartide, per il personale dell’Enea e Cnr. "Mi ha colpito il fatto che a Modigliana, vox populi, la terra rimossa dalle frane è stata portata dai camion in punti di raccolta e poi trasferita in altri siti. Mentre a Tredozio gli scavatori la gettavano a lato o nei campi". In merito alle frane, "segnalo quella di via Costa a 1 km dal paese, dove il collegamento con Brisighella si è interrotto. L’80% dei detriti era costituito da tronchi di abete secchi provenienti dall’incendio di qualche anno fa e mai rimossi".

Ubaldo Fabbri, 69 anni, è stato agente stradale per la Provincia di Forlì dal ’78 al 2014. "In queste zone c’erano 2829 cantonieri e due case cantoniere che sono state vendute. Da 35 anni non ci sono più i fossi di guardia per indirizzare le acque piovane nei territori di tutti i comuni. Nessuno li fa più e le acque, quindi, si raccolgono solo nelle cunette laterali delle strade provinciali per poi infilarsi sotto e farle franare. C’era anche la forestale a controllare e l’hanno tolta". Un’ipotetica soluzione sarebbe "tornare a fare i fossi di contenimento, come i nostri nonni e genitori".

Alfredo Rossi, 72 anni, ha lavorato come tecnico collaudatore di macchine movimento terra e sul crollo del ponte di via Carlo Alberto Dalla Chiesa, località Castronchino, ha detto: "Il ponte è stato costruito in mattoni e cemento dalla Cooperativa Italia, appoggiato sulle due sponde del fiume Marzeno. Nella parte faentina, dov’è crollato, fu costruito appoggiato sul duro perché, sulla parte destra andando verso Modigliana, c’era una montagna di ghiaia che faceva da protezione e supporto al ponte. Poi la ghiaia è stata sostituita da terreno da riporto e rifiuti edilizi. Fin quando non c’è stata la piena tutto bene, ma quando è arrivata, fortissima, davanti ai due occhi centrali del ponte si è fermata la legna trasportata. La corrente ha spinto verso la sinistra del fiume, dove l’acqua ha trovato terreno e materiale morbidi. Così ha sfondato il pilone facendolo sprofondare". Per altri una causa sarebbe l’uso ridotto delle quattro campate al flusso del fiume: due sono state chiuse per prolungare la coltivazione dei kiwi.

Le banche, intanto, hanno riaperto per consegnare denaro ai clienti: la situazione senza contanti era diventata insostenibile. L’unico distributore ha consentito il rifornimento ai cittadini e non solo ai mezzi di emergenza.

Giancarlo Aulizio