REDAZIONE FORLÌ

Si fingeva pedofilo sui social: denunciato un 23enne forlivese

Il ragazzo, stagionale nel turismo balneare, pubblicava post con lo pseudonimo di Carmine Smith

Il 23enne denunciato dalla postale di Bologna

Forlì, 20 luglio 2022 - Un forlivese di 23 anni, a causa di sue irresponsabili ‘bravate’ online, è stato denunciato dalla polizia postale e delle comunicazioni di Bologna per il grave reato di istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia. L’indagine della Procura bolognese è stata avviata grazie alle segnalazioni di alcuni utenti di una nota piattaforma social, che sono state inoltrate alla polizia postale tramite il portale del Commissariato di Polizia di Stato online.

Il ragazzo , che sul proprio account social millantava di essere un insegnante, attraverso diversi profili denominati con il nome di fantasia ‘Carmine Smith’ pubblicava frequenti post vantandosi incredibilmente di compiere abusi sessuali su bambini e ostentando un atteggiamento sprezzante nei confronti della polizia stessa.

Tali commenti hanno suscitato giustamente le dure critiche da parte di numerosi utenti, al punto che un gruppo di questi ha creato l’hashtag ‘#fermiamocarminesmith’, esortando gli agenti a bloccare gli account ‘Carmine Smith’.

Attraverso gli accertamenti tecnici effettuati sui profili social dopo le segnalazioni, la polizia postale è riuscita a identificare l’autore dei post. La successiva attività di perquisizione, anche informatica, nei suoi confronti, ha consentito di scovare, oltre a quelli segnalati, ulteriori profili falsi creati dal giovane forlivese e account di posta elettronica utilizzati da lui.

Il ragazzo , impiegato in lavori stagionali nel settore del turismo balneare, stando a quanto riferito dalle forze dell’ordine "ha ammesso di aver alimentato la sua attività sui social per mero divertimento, convinto di farla franca, come più volte aveva dichiarato rispondendo ai commenti di biasimo degli utenti della rete".

Come spesso accade tra i giovani, concludono gli agenti della polizia postale, "anche in questo caso è emersa una scarsa consapevolezza di un corretto uso dei social network e delle possibili conseguenze giuridiche delle condotte commesse in rete".