
Da sinistra: il vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza, Anna Mattarelli, Ugo Mazzetti e Silvia De Lorenzi. I tre laici sono stati selezionati durante il percorso del sinodo a livello diocesano. Dal 31 marzo al 3 aprile sono stati a Roma
Il vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza e tre delegati della diocesi (Ugo Mazzetti, Anna Mattarelli e Silvia De Lorenzi) hanno partecipato alla seconda assemblea sinodale nazionale che si è svolta in Vaticano la scorsa settimana. L’appuntamento, che ha riunito oltre mille persone tra vescovi, sacerdoti, laici, delegati delle diocesi e invitati, aveva come obiettivo l’approvazione delle proposizioni, frutto del cammino comune ecclesiale di questi anni.
"Abbiamo vissuto – racconta mons. Corazza – un clima serio e sereno. Serio perché tutti eravamo, e siamo, consapevoli del nostro compito, del momento storico che stiamo vivendo come Chiesa e come società civile. Sereno perché con tanti ci eravamo già incontrati in altre occasioni ma, soprattutto, perché condividiamo la stessa fede e fiducia nell’azione dello Spirito Santo che ci anima e ci incoraggia". Il tempo dell’Assemblea non è stato scandito solo da riunioni, ma anche dall’incontro con testimoni e da momenti di preghiera. "Nel pomeriggio di mercoledì – prosegue il vescovo – abbiamo ascoltato alcuni testimoni: la mamma di Sammy Basso, don Claudio Burgio cappellano del carcere Beccaria di Milano, una coppa di sposi in missione. Insieme, poi, abbiamo attraversato la Porta Santa della basilica di San Pietro, dove è stata celebrata la messa. Indimenticabile".
Dopo gli interventi nei giorni dell’assemblea, i delegati hanno votato a larghissima maggioranza (835 su 854) la mozione con cui si stabilisce che il testo delle proposizioni venga affidato alla presidenza del Comitato nazionale del cammino sinodale affinché "provveda alla redazione finale accogliendo emendamenti, priorità e contributi emersi". Allo stesso tempo, l’assemblea ha fissato un nuovo appuntamento per la votazione del documento per sabato 25 ottobre. "Non siamo stati bocciati – ha affermato il forlivese mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del cammino sinodale, vicepresidente della Cei, arcivescovo di Modena-Nonatola e vescovo Carpi –, siamo stati rimandati ad ottobre. Prevale il desiderio di ascoltare la creatività, andando oltre gli schemi che ci siamo prefissati".
Anche i forlivesi, compreso mons. Corazza, hanno votato per il rinvio. Una decisione che Corazza spiega: "Non c’è stata una decisione contro i vescovi, come qualche commentatore ha sostenuto. Ricordo che nel 1995, al convegno della Chiesa italiana che si tenne a Palermo, il documento finale della sessione giovani fu ritenuto inadeguato e si decise di riconvocarla dopo alcuni mesi per discutere e approvare un nuovo testo. Questo trent’anni fa. Può succedere, quindi, e secondo me è un dato molto positivo".
Per Silvia De Lorenzi e Ugo Mazzetti si è trattato della seconda esperienza in assemblea sinodale. "Questi quattro giorni a Roma – racconta Silvia – sono volati in un susseguirsi di emozioni anche contrastanti. Quando i delegati sono intervenuti in maniera piuttosto critica sulle proposizioni della bozza del documento finale mi sono sentita un po’ turbata. Cosa stava succedendo? In realtà, ascoltando gli interventi dei delegati, emergeva una grande passione per la Chiesa e soprattutto per il popolo di Dio, tutto e tutti. E questo ha trasformato il mio iniziale turbamento in un’emozione positiva: lì davvero stavamo costruendo un pezzo della storia della Chiesa".
Anche Ugo racconta le sue impressioni: "Abbiamo vissuto un’esperienza di Chiesa intensa e sorprendente. Intensa come le relazioni stabilite con le persone incontrate nei tavoli di lavoro, durante i pasti, in navetta o nelle celebrazioni in San Pietro. Senza differenze tra vescovi, preti, consacrate, laiche o laici, giovani o meno. Sorprendente per lo sviluppo delle giornate: è solo per amore del cammino, della Chiesa, del sogno che Dio ha su di essa, che abbiamo rilanciato l’approvazione definitiva del testo, oltre l’orizzonte del prossimo maggio. L’applauso che ha accolto l’intervento finale di don Erio è stato un potente segno di unità, che non è uniformità appiattente ma armonia dei cuori".