Tricolori, striscioni e ’Romagna mia’ "La sua presenza è una carezza al cuore"

Così i ragazzi hanno accolto il capo dello Stato, tra canti improvvisati e bandierine: tutti in attesa di stringergli la mano

Tricolori, striscioni e ’Romagna mia’  "La sua presenza è una carezza al cuore"

Tricolori, striscioni e ’Romagna mia’ "La sua presenza è una carezza al cuore"

Bandierine dell’Italia dipinte con i pastelli, cappellini colorati e striscioni arcobaleno. La piazza Saffi di ieri era la piazza dei bambini: in particolare di quelli dei Romiti e della Cava, le zone più toccate dall’alluvione. Sono proprio loro ad accogliere il Presidente Mattarella al suo arrivo, con un fragoroso applauso creato da tante piccole mani che battono all’unisono e, prima ancora, ad aspettarne con ansia l’arrivo, seduti a terra con le gambe incrociate.

In prima fila, accanto al vescovo Livio Corazza, anche i rappresentanti dei quartieri che si stanno spendendo senza risparmiarsi per arginare i danni dell’esondazione. Insieme a loro, dietro le transenne di sicurezza, anche molti forlivesi: tra loro c’è chi ha avuto la casa o l’attività devastata dall’acqua, mentre altri si trovano lì semplicemente per essere protagonisti di un evento epocale per la città. Tra i presenti diversi i cartelloni: una classe dell’istituto tecnico Marconi ne ha realizzato uno enorme, con la scritta ‘La sua presenza per noi è una carezza al cuore’. Una scuola elementare ha voluto che Mattarella potesse leggere ancora una volta quello che è diventato in un certo senso lo slogan dell’emergenza, pronunciato ad alta voce anche dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen durante la sua visita a Cesena: ‘Romagna, ten bota’ (che nell’inflessione cesenate era diventato ‘tin’). Mentre il Presidente guadagna la piazza, qualche bambino osa con un coro da stadio: ‘Mattarella uno di noi’. Intanto la più alta carica dello Stato si ferma a stringere le mani ai bambini e alle maestre, a guardare i disegni e anche a firmare qualche autografo.

Dopo il discorso, mentre Mattarella si sta già allontanando verso l’auto che lo porterà a Cesena un bambino chiede alla maestra: "Secondo te ripassa da qui?", forse un po’ deluso di non aver avuto l’occasione di stringere la mano al Presidente. "Non penso, però noi possiamo cantare comunque la nostra canzone", è la sincera risposta. Così i bambini cominciano a intonare ‘Romagna mia’. Ben presto a loro si uniscono altre classi, senza essersi messe d’accordo prima, in un imprevisto, ma sentito flash mob dell’ultimo minuto. Qualcuno si porta la mano al cuore: di fatto la canzone popolare nata per essere ballata nelle balere, da due settimane a questa parte, è un vero e proprio inno, capace di unire anche la più eterogenea delle comunità.

Sofia Nardi