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Dal Covid all’alluvione, un rapporto tormentato
Dal Gp a porte chiuse durante la pandemia a quello cancellato dall’alluvione: la seconda vita della F1 a Imola è un piccolo romanzo con troppe pagine tristi. Sperando che il rapporto tra Circus e Autodromo vada avanti (almeno) fino al 2030, vale la pena di ripercorrerlo; immaginando un futuro di nuovo felice.
Il ritorno delle monoposto in città è un tormentone che tiene banco dal 2006, dopo la fine di una storia d’amore cominciata all’inizio degli anni Ottanta. Si materializza nel 2020 grazie al Covid. In pieno lockdown, e con il Comune commissariato, l’allora presidente di Formula Imola, Uberto Selvatico Estense, fa il colpo: convince i vertici del Circus, alla ricerca di date sicure in Europa per portare a termine il Mondiale, a fare tappa a Imola.
Si corre in soli due giorni: 31 ottobre e 1° novembre.
Il costo non è neanche paragonabile a quello di oggi: la Regione mette 1,2 milioni, il Con.Ami 500mila euro per gli interventi infrastrutturali e il Comune 100mila euro. Per un po’, l’Autodromo accarezza anche il sogno di riaprire al pubblico, pur se con una capienza ridotta. A pochi giorni dalla gara, la doccia fredda: si corre a porte chiuse.
Ad aprile 2021, con i costi per assicurarsi la gara saliti nel frattempo a quasi 10 milioni, c’è sempre il Covid: ancora niente tifosi in tribuna. Grazie al nuovo contratto quadriennale da 25 milioni a stagione (più dei 20 ipotizzati a lungo), ecco la festa di maggio 2022, rovinata solo in parte dalla pioggia e da una Ferrari che da lì inizierà la sua lunga crisi.
Un anno dopo, Circus e Autodromo vivono il week-end più difficile da quel maledetto 1994. E ora vogliono tornare a scrivere insieme pagine liete. e. a.