ALESSANDRO CAPORALETTI
Cronaca

Sulle orme di Magellano: "Il mio giro del mondo sulla Amerigo Vespucci. Stiamo facendo la storia"

Il portorecanatese Pasquale Falaschini nell’equipaggio della nave. "Partiti da Genova il primo luglio 2023, torneremo a febbraio 2025. Doppiato Capo Horn: potrò dire io c’ero. È il lavoro più bello che esista"

Il portorecanatese Pasquale Falaschini, 48 anni, è secondo capo aiutante

Il portorecanatese Pasquale Falaschini, 48 anni, è secondo capo aiutante

Macerata, 22 maggio 2024 – Trentuno anni nella Marina militare, dal Kosovo all’operazione Mare sicuro, dal cacciatorpediniere Ardito a nave Capri. E ora il veliero più bello del mondo. Il secondo capo aiutante Pasquale Falaschini, portorecanatese, 48 anni, è nell’equipaggio di nave Amerigo Vespucci che sta sfidando gli oceani sulle orme di Magellano, rotta sud per il giro del mondo. "Siamo partiti da Genova il primo luglio 2023 – racconta –, più di dieci mesi fa".

Quali Paesi avete toccato?

"Abbiamo già percorso oltre 17mila miglia nautiche e toccato undici Paesi. Primo scalo a Marsiglia, poi oltre lo stretto di Gibilterra fino a Las Palmas, in Spagna, Dakar in Senegal e Praia, a Capo Verde. Da qui abbiamo iniziato la traversata atlantica, circa venti giorni, fino alle Isole Vergini. Alla fine di agosto ecco la Repubblica Dominicana, a settembre la Colombia e Trinidad e Tobago, a ottobre il Brasile (Fortaleza e Rio de Janeiro) e a novembre siamo arrivati nel porto di La Plata, in Argentina, dove abbiamo sostato fino a marzo per lavori. Poi tappa a Montevideo in Uruguay, il ritorno a Buenos Aires e da qui rotta verso sud, doppiando lo stretto di Magellano fino a Punta Arenas, in Cile. Poi Capo Horn, i canali della Patagonia, la risalita verso nord lungo le coste del Cile fino a Valparaiso e la ripartenza in direzione del Perù".

Dove vi trovate adesso?

"A Lima, in Perù".

Che cosa succede quando fate scalo in un porto?

"La sosta in porto è uno dei momenti più importanti per un marinaio, quattro o cinque giorni per concedersi una pausa. Ma attenzione, durante le soste il personale si dedica alla cura di ogni dettaglio. L’equipaggio è il cuore pulsante della nave, provvede al suo approntamento in porto, si occupa di sistemare le manovre delle vele, di lucidare gli ottoni, delle pratiche di rassetto. Intanto bisogna anche prepararla a riprendere il mare, effettuando le manutenzioni agli impianti di bordo e rifornendosi di combustibile e di viveri".

Che accoglienza vi riservano autorità e popolazioni?

"Nave Vespucci è il veliero più bello del mondo, custode della storia, simbolo della tradizione marinaresca. In ogni porto siamo accolti con grande calore, tante persone si mettono in fila per salire a bordo, per respirare lo spirito italiano".

Il 5 aprile avete doppiato per la prima volta nella storia Capo Horn, ci sono correnti e venti particolari?

"Per ogni marinaio Capo Horn è un sogno, una sfida che tutti vorrebbero provare ma pochissimi hanno la possibilità di realizzare. Qui i venti spingono le perturbazioni del Pacifico, il fondale risale improvvisamente da migliaia a poche centinaia di metri provocando l’effetto risacca e onde molto alte. Bisogna pianificare bene la rotta e le manovre, tempi di ingresso e velocità, e poi serve un pizzico di fortuna".

Quali emozioni ha provato?

"Quando siamo entrati nel Pacifico e abbiamo iniziato a ‘prendere mare’, non nascondo che c’è stata un po’ di preoccupazione. Abbiamo passato la giornata navigando a vela verso sud, con vento forte e mare molto agitato, poi alle due di notte il comandante ha dato l’annuncio che avevamo doppiato Capo Horn e l’entusiasmo è stato incontenibile. Abbiamo acceso il tricolore degli alberi e festeggiato malgrado freddo e vento. Purtroppo era notte e si vedeva solo il faro in lontananza, ma posso comunque dire: io c’ero".

Com’è organizzata la vita a bordo?

"La nave ha bisogno che tutto l’equipaggio lavori in maniera impeccabile e nei giusti tempi. Durante la navigazione, bisogna coprire anche turni di servizio a rotazione h24 per garantire il funzionamento dei servizi di bordo: cucine, motori, vele, servizi igienici".

Da quante persone è composto l’equipaggio?

"A bordo ci sono 264 persone: 15 ufficiali, 64 sottufficiali e 185 graduati. E durante le campagne di addestramento cento allievi dell’accademia navale".

Nostalgia di casa quando si passa tanto tempo lontano? Come vi tenete in contatto con familiari e parenti?

"Ovviamente la nostalgia si fa sentire, il pensiero corre sempre a mogie e figli. Quando siamo in navigazione i cellulari non funzionano, ma possiamo telefonare con i telefoni di bordo, si fa un po’ di fila, non sempre c’è linea e quando c’è spesso si sente male, però ci basta sentire che a casa va tutto bene. Quando facciamo scalo ci procuriamo le sim locali per fare delle videochiamate. Spero di riuscire a incontrare la mia famiglia in una delle prossime soste".

Che cosa l’ha spinta a scegliere la vita militare e in Marina?

"Sono sempre stato affascinato dal mare e dalle navi. Arrivato il momento del servizio di leva, sono stato chiamato in marina, mi trovavo bene e ho chiesto di prolungare la ferma. Poi ho fatto il concorso. Credo sia stata la scelta migliore della mia vita, dopo oltre trent’anni sono sempre più convinto di fare il lavoro più bello del mondo. È una vita di sacrifici, ma ti dà la possibilità di girare il mondo, conoscere culture e persone diverse".

L’Amerigo Vespucci è la nave più bella del mondo e simbolo della nostra Marina militare, che cosa si prova a fare parte dell’equipaggio?

"È motivo di grande orgoglio, siamo sulla nave più bella del mondo e stiamo facendo il giro del mondo, abbiamo doppiato Capo Horn a vela e visitiamo Paesi che mai avremmo pensato di vedere. Stiamo vivendo la storia che racconteremo per il resto della nostra vita".

Quando tornate in Italia?

"A febbraio del 2025, ma è presto per pensarci. Abbiamo ancora tanta strada da fare".

Buon vento, Vespucci.