"Il tu o ’signora’ a una dottoressa è una mancanza di rispetto"

Mari, presidente dell’Ordine: "Meritano lo stesso rispetto degli uomini, prese di mira anche da minacce e violenze"

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"La violenza non nasce per caso. E’ alimentata da circostanze, ambienti e schemi di pensiero. Gli stessi in base ai quali ci si permette di rivolgersi ad un medico donna dandole del tu o chiamandola signora o signorina. La mancanza di rispetto, se continuata e ostinata, è una vera e propria violenza". E’ netto il giudizio di Romano Mari (nella foto), presidente dell’Ordine provinciale dei medici, rispetto a chi ha polemizzato in relazione al cartello affisso all’ingresso degli ambulatori del distretto sanitario di Santa Croce (qui ci sono dottoresse, non signore). "Come presidente dell’Ordine, insieme alla dottoressa Adriana Maccari, che presiede la commissione pari opportunità – afferma Mari – siamo a fianco delle dottoresse del distretto, a cui va tutta la nostra solidarietà. Hanno ragione a chiedere rispetto per la persona e per la loro professionalità e il titolo di studio che hanno ottenuto grazie ad un grande impegno". Il fatto è che un tale modo di fare, censurabile e da condannare senza appello, è più diffuso di quanto si pensi. "Mi sono informato, capita anche a Roma, Napoli e in tante altre parti – sottolinea Mari – E riguarda tutti: uomini e donne, anziani e giovani, persone colte e meno istruite. E, davvero, non c’è alcuna giustificazione che tenga. Se un camice bianco identifica un medico, non si capisce perché non possa valere altrettanto per una donna. E’ evidente che c’è un pregiudizio di genere, davvero difficile da combattere". Mari evidenzia come, tra l’altro, la carriera di una donna medico sia spesso ostacolata da ostracismi e discriminazioni, frutto della stessa forma mentis che porta al mancato riconoscimento della donna nella sua professione specifica. Non solo. "Anche in relazione a minacce, aggressioni verbali e, purtroppo, talvolta anche fisiche, come capitato anche nella nostra realtà, sono soprattutto le donne medico ad essere prese di mira". Mari, però, è fiducioso. "I dati parlano chiaro. Sotto ai 40 anni, il 60% dei medici sono donne, professioniste di grande qualità, tanto quanto i colleghi uomini, e anche di più. Sono sicuro che da qui a qualche anno assisteremo ad una vera e propria transizione di genere. A mio avviso si tratta di una straordinaria opportunità per migliorare la nostra sanità. Intanto, però, è bene combattere modi di fare e di pensare che si configurano come una grave mancanza di rispetto alla quale bisogna essere intransigenti".

Franco Veroli