Macerata, in centinaia alla prima messa a San Giovanni

Processione e cerimonia di consacrazione della chiesa ritrovata. Il vescovo: "Questa casa testimonia che con l’aiuto di tanti il bene è possibile"

Macerata, in centinaia alla prima messa a San Giovanni

Macerata, in centinaia alla prima messa a San Giovanni

Macerata, 19 dicembre 2022 - "Eccellenza, benvenuto a casa sua". E’ l’architetto Michele Schiavoni, a nome di tutti i professionisti e gli operai che hanno lavorato al recupero della collegiata di San Giovanni, a dare il benvenuto sulle scale del sagrato al vescovo Nazzareno Marconi in quella che, da ieri, è diventata la sua casa, perché la ritrovata chiesa di piazza Vittorio Veneto da ora in poi, in attesa del recupero del duomo di San Giuliano, sarà la nuova cattedrale della città.

Dopo la cerimonia istituzionale di sabato, infatti, ieri pomeriggio c’è stata la cerimonia religiosa di consacrazione di tutti gli spazi di San Giovanni nel corso della prima messa, celebrata appunto dal vescovo, e a cui hanno partecipato tantissimi parroci della città e non solo. Ma sono stati i maceratesi, in particolare, a non voler mancare a questo appuntamento storico e in centinaia hanno preso parte prima alla processione che da piazza Strambi è arrivata fino a San Giovanni e poi alla celebrazione. E, nonostante la ritrovata chiesa sia enorme e abbia oltre 400 posti a sedere, alla fine si sono dovute chiudere le porte perché non c’erano più spazi liberi.

Prima dell’inizio della celebrazione, però, sono stati sempre i tecnici e gli operai che hanno lavorato al recupero di San Giovanni a consegnare al vescovo una cazzuola da muratore "simbolo del lavoro, dell’arte espressa, del sudore che si è speso in questo tempo di restauro della chiesa – ha aggiunto l’architetto Schiavoni – e poi le chiavi della chiesa che simboleggiano la conclusione dei lavori di questa che può diventare una chiesa per vivere, pregare e sostare in silenzio. Grazie eccellenza dell’opportunità che ha concesso a tutti noi di vivere questa avventura e di essere presenti a questo evento storico per la Diocesi". "Questa casa che dopo un quarto di secolo riapriamo, per dedicarla e consacrarla in un unico gesto a Dio e all’uomo, testimonia che con l’aiuto di tanti il bene è possibile – ha spiegato il vescovo durante l’omelia –. Come Maria Santissima mi sento di dover cantare un Magnificat di lode e di ringraziamento, perché ’grandi cose ha fatto in noi il Signore’. Se dovessimo ringraziare tutti non finiremmo mai questa liturgia. Ed allora: vi ricompensi il Signore! Questa è la parola più giusta e più vera che ci scambiamo in questo momento tra noi, perché nessuno è stato né sarà solo spettatore passivo di quest’opera di Dio, ma tutti abbiamo portato e porteremo la nostra parte, perché questa casa di Dio tra le case degli uomini possa risuonare di preghiera e da qui il Signore continui a spandere benedizione e pace sul mondo".

re. ma.