MILENA VANONI
Cronaca

Sestola, un museo dedicato a Tomba

A 30 anni dagli ori olimpici del campione il progetto capitanato da Giorgio Pelloni

Alberto Tomba al fans club di Sestola

Alberto Tomba al fans club di Sestola

Sestola, 26 febbraio 2018 - Ci sono storie d’amore che non hanno fine. Come quella che unisce Sestola al mitico Alberto Tomba. Storie iniziate negli anni della gioventù, quando il futuro campione andava in vacanza ai piedi del Cimone, dove è nato il primo ‘Tomba club’ d’Italia. Storie fatte di trasferte da Sestola fino in capo al mondo per seguire le imprese di Tomba: dalle sue prime vittorie ai due ori olimpici a Calgary del 25 e 27 febbraio 1988 in gigante e speciale, esattamente 30 anni fa. Storie che ogni volta sanno riaccendersi. E che adesso, nel 30esimo anniversario dall’impresa eroica alle Olimpiadi, partoriscono una nuova idea: un museo al castello di Sestola per ospitare i cimeli del Tomba club. Giorgio Pelloni, che da 45 anni a Sestola sforna le sue celebri ‘tigelle’, è tra i fan di Albertone più sfegatati.

Pelloni, cosa rappresenta Tomba per Sestola?

«Alberto è un amico che conosciamo da una vita. Veniva quassù fin da bambino. Me lo ricordo, al bar Centrale dove lavoravo: sapeva come farsi strada già allora, quando nella ressa riusciva ad essere il primo a prendere da mangiare. Negli anni ha contribuito a creare un’immagine bellissima di Sestola».

Quando inizia la storia del Tomba club di Sestola?

«Subito dopo la prima vittoria al Sestriere. Un gruppo di 4 amici sestolesi andò a seguirlo. E al ritorno fondammo il club, presieduto da Luigi Pagliai, con 9 soci, tra cui io. Lo seguivamo ovunque. La nostra prima uscita fu a Madonna di Campiglio. Alberto gareggiava con il 25 e vinse lo speciale. Partimmo alle 2 di notte con un pullman carico di tifosi».

Come erano organizzate le trasferte?

«Ogni socio aveva un compito. Luigi Pagliai organizzava i pullman e prenotava gli alberghi. Fortunato Iattoni faceva una corona d’aglio e la portava a Tomba alla partenza. Risaliva la pista a piedi. Claudio Pedretti era il fotografo, Angelo Gasperi l’addetto agli striscioni. Io mi occupavo del banchetto con tigelle e Lambrusco, che allestivo ad ogni gara. Era il ritrovo dei giornalisti: sapevano che Tomba si sarebbe fermato lì. Poi c’erano Luigi Quattrini, Luigi Lenzini, Alfredo Zecchini, William Biolchini. Siamo poi diventati 1400 soci».

Tomba l’avete celebrato anche a Sestola.

«Dopo la vittoria di Calgary dell’88 abbiamo organizzato le ‘Tombiadi’, con gare internazionali di sci e manifestazioni ospitate al ‘Palatomba’. Fui nominato presidente delle Tombiadi, e riuscimmo a fare venire anche il rivale di Tomba, Accola. Nel 2013, per i 25 anni di Calgary, abbiamo festeggiato di nuovo Alberto a Sestola, come allora. Sono venuti 1500 tifosi».

Per il futuro?

«Vogliamo realizzare un museo con i cimeli del Tomba club al castello. Il sindaco ha promesso che ci darà una stanza. Abbiamo già avuto l’autorizzazione di mamma Grazia. E visto che Tomba ha sempre dato retta a lei, siamo a posto. Abbiamo centinaia di striscioni che ancora conserviamo, foto, il banchetto... Sarà uno spettacolo»