
È la scuola primaria Sant’Agnese, con gli alunni di quarta, l’istituto modenese che ha partecipato all’iniziativa dedicata alla sicurezza on-line organizzata in cento capoluoghi di provincia dalla Polizia postale in occasione della ’Giornata Mondiale degli insegnanti’ che si celebra il 5 ottobre e a pochi giorni dalla ’Festa dei Nonni’.
’Interland: avventure digitali - in viaggio col nonno alla scoperta del Web’ è il volume (edito da Gribaudo e distribuito gratuitamente da Feltrinelli) consegnato ai bambini e alle loro famiglie per aiutarli ad affrontare insieme i temi della sicurezza del web. Al centro del dibattito con gli specialisti della Polizia Postale, il dialogo intergenerazionale sui temi del digitale e l’aiuto reciproco tra nonni e ’nativi digitali’. "L’obiettivo delle attività è insegnare ai bambini, sempre più precoci nell’utilizzo dei device, e che nel periodo dell’emergenza Covid-19 sono stati sempre più esposti in solitudine sulla rete internet e vittime di reato, a sfruttare le potenzialità comunicative del web e delle community online senza correre rischi connessi al cyberbullismo, alla violazione della privacy altrui e propria, al caricamento di contenuti inappropriati, alla violazione del copyright e all’adozione di comportamenti scorretti o pericolosi per sé e per gli altri", spiega il dirigente della polizia postale di Modena, Marco Ferrari.
Cos’è cambiato, nel vostro lavoro, nell’anno della pandemia?
"In quest’anno e mezzo sono purtroppo aumentate le segnalazioni e le richieste di intervento sia da parte delle scuole, alle prese con i ’disturbatori’ che si intromettono durante le lezioni on line’, sia dei genitori che ci chiedono informazioni e consulenze circa l’utilizzo di dispositivi collegati a internet".
Cosa vi chiedono in particolare mamme e papà?
"Riceviamo una media di 50 telefonate al giorno, molte riguardano i consigli per l’utilizzo di piattaforme e-commerce ma anche di social media. Spesso sono proprio i genitori a chiamare, ci chiedono come tenere sotto controllo WhatsApp e Telegram e come installare il ’parental control’ sui telefonini dei figli".
Di cosa si tratta?
"Sono applicazioni che si scaricano gratuitamente e permettono sia di impostare blocchi di navigazione on line sia di creare sul proprio cellulare o tablet una sorta di ’clone’ del telefono del proprio figlio, per controllare cosa cerca sul web e quanto tempo sta su internet. Ricordo che questo strumento può essere usato solo dai genitori sui dispositivi in uso ai minori di 16 anni, altrimenti si configura un reato".
I genitori ne sono a conoscenza?
"Non sempre, ma il vero problema è che spesso i figli hanno smartphone di ultima generazione e i telefoni di mamme e papà non hanno le stesse prestazioni".
Cosa devono fare i genitori per difendere i figli dai rischi del web?
"Devono assolutamente controllare sempre i telefoni dei figli, insospettirsi quando le chat sono vuote o inesistenti, avere le loro password, dotarsi di ’parental control’, non permettere ai ragazzi di impostare determinate funzioni di privacy. Anche le semplici piattaforme di gioco sono pericolose".
In che senso?
"Oggi molti bambini, anche di 8 o 9 anni, sono iscritti a piattaforme per giocare da remoto e quasi tutti hanno un account. Questi account devono essere controllati perché quasi sempre danno la possibilità di chattare con sconosciuti e quindi il minore può essere facilmente adescato".
Quanto è precore l’uso del cellulare tra i bambini?
"Ce l’hanno già a 10 anni, a volte anche prima".
Quante denunce ricevete?
"Di media una quarantina al mese, per la maggior parte si tratta di indebiti utilizzi di carte di credito, truffe informatiche, danni aziendali, ma a volte riceviamo anche notizie di reato che riguardano minori, che poi vengono trattate dala Procura distrettuale".
I bambini erano interessati all’iniziativa di ieri?
"Molto, hanno fatto numerose domande e volevano sapere come tenere lontano gli adescatori, come segnalarli. Già a quell’età hanno molta dimestichezza con il web ma non si rendono contro dei pericoli in cui possono incappare, ad esempio creando gruppi virtuali in cui spesso vengono scritte offese e frasi ingiuriose che sfociano in cyberbullismo o condivisi contenuti multimediali intimi".
Valentina Beltrame