
L’esposizione dedicata all’industriale all’interno della rinata libreria di Sant’Eufemia "È il momento di esporre un campionario di materiali a uso interno e poco conosciuti".
Modena, fine gennaio 1955. Nella Saletta degli amici dell’arte, al primo piano del Caffè nazionale, si tiene una mostra singolare, organizzata da Franco Allegretti e dal gruppo di vivaci intellettuali che collabora con lui. Non si tratta di pittura – anche se i più grandi maestri del ‘900 italiano hanno esposto, prima o poi, in quella stanza – ma di un inedito omaggio alla modernità dei messaggi pubblicitari di Adriano Olivetti. Una delle prime mostre in Italia che celebrano il nuovo stile di comunicazione nel segno della ’lucidità mentale e morale’. A raccontare questo scampolo di cultura illuminata in una città di provincia è Paolo Salvarani, libraio curioso e appassionato che da più di quarant’anni scova volumi, spesso rari e preziosi, assieme alla moglie Maurizia Agazzani. Stavolta però non si tratta di qualche libro introvabile, ma di un’intera collezione costruita nel nome di Adriano Olivetti, l’industriale visionario che ha lasciato un’impronta indelebile nell’Italia del dopoguerra.
"Una ventina di anni fa – racconta Salvarani – la nostra libreria Grandangolo lavorava buona parte del mese a Torino. Ci imbattemmo, per un caso fortunato, nel materiale raccolto da un dipendente dell’azienda, l’ingegner Ferdinando Streito, che si era occupato a lungo di formazione del personale: un migliaio di oggetti tra cui una mole imponente di libri e riviste, fascicoli e disegni preparatori. Da allora abbiamo conservato intatta questa bella storia di lavoro in Olivetti, rifiutando varie proposte di acquisto. Ora è arrivato il momento di esporre un campionario significativo dei materiali, destinati soprattutto a uso interno e quindi poco conosciuti". Il momento coincide con la riapertura della libreria Grandangolo nella nuova sede di via Sant’Eufemia 55-57. Qui sarà inaugurata domani alle 17,30 la mostra a ingresso libero ’Notizie Olivetti’. Ha il patrocinio del Comune e il sostegno di Modenamoremio e si può visitare fino al 24 novembre, salvo proroghe. Il titolo non è casuale: riprende quello della rivista aziendale diretta da Libero Bigiaretti, pubblicata dal 1952 con straordinarie copertine d’autore. Il cuore della collezione si sviluppa su tre filoni: la fabbrica sociale come luogo di lavoro ma anche complesso armonico di servizi e strutture, lo stile e la grafica che elevano il design industriale a livello di espressione d’arte, e il sogno, ovvero il movimento di Comunità con i progetti politici e culturali di Adriano Olivetti e la sua instancabile attività editoriale. L’obiettivo? "Far conoscere meglio il pensiero di un personaggio poliedrico, che va ben al di là del ricordo collegato alle macchine da scrivere". Un capitolo specifico merita l’elettronica. Si parte dall’elaboratore automatico Elea 9003 (1959) e si arriva con Pier Giorgio Perotto a un successo tutto italiano: la Programma 101, primo personal computer al mondo (1965). Detto questo, non mancano in mostra proprio le macchine da scrivere, anche grazie a collezionisti privati: sono una trentina, tra cui la celebre M1, che nel 1911 fu la prima realizzata in Italia, e la successiva M20, il cui lancio pubblicitario si rivolse direttamente alle dattilografe. I due librai e il loro collaboratore Marco Bergonzini hanno poi trovato un’altra connessione con Modena. "La madre di Camillo Olivetti, padre di Adriano e fondatore della fabbrica di Ivrea nel 1908, era di origini modenesi. Si chiamava Elvira Sacerdoti".