
"La tragedia non fermerà la nostra missione"
di Paolo Tomassone
Con le parole è impossibile descrivere il dolore per la perdita improvvisa di un collega, di un amico, di una persona con cui, da diciassette anni, si condividono progetti, si festeggiano i traguardi raggiunti e ci si rimette in gioco dopo un insuccesso. "Siamo increduli per quello che è accaduto. L’incidente e il lutto lasciano un vuoto profondo in tutti noi e non è facile pensare al futuro. Ma lo dobbiamo fare, consapevoli che non dobbiamo ripartire da capo, ma continuare da quello che siamo riusciti a costruire in questi anni assieme al dottor Martin e la moglie Nivo, a padre Didier, a suor Justine e a suor Marie Louise". A parlare è Cecilia Pellicciari, infermiera dell’Ausl di Modena, referente per l’autonomia gestionale della Fondation Médicale Ampasimanjeva, in Madagascar. Conosce molto bene quella comunità che negli anni, assieme al centro missionario di Reggio Emilia, a Volontari nel mondo e alla congregazione mariana delle Case della Carità, è riuscita a realizzare un ospedale e un villaggio per le famiglie più povere del posto. Una staffetta tra Modena e l’isola africana partita nel 2005 e che prosegue tuttora, per portare il proprio sostegno e le proprie competenze al personale sanitario e ai volontari. L’ultimo viaggio lo scorso ottobre. "Proprio con il direttore della Fondation Médicale, dottor Martin abbiamo lavorato nelle ultime settimane per strutturare il coordinamento tra i vari referenti, da quello del personale medico e infermieristico ai responsabili della logistica". All’ospedale malgascio - ricorda Pellicciari - lavorano 58 persone, tra cui tre medici, infermieri, ostetriche e referenti per il supporto logistico. Ad Ampasimanjeva, infatti, oltre all’ospedale, alla sala operatoria, alla sala parto e alla farmacia, si è strutturato un villaggio all’interno del quale vivono gli operatori, i volontari e i missionari per far fronte alle crescenti richieste della popolazione più povera del paese. Una povertà che si è acuita ancora di più dopo i cicloni di quest’anno che hanno distrutto case e villaggi, provocato morti e feriti.
"Ogni giorno diamo da mangiare a 23 famiglie, tra le quali cento persone affette da tubercolosi, e almeno a una decina di bambini malnutriti presi in carico dalla pediatria - prosegue la referente per l’autonomia gestionale -. È un lavoro molto impegnativo che non si può interrompere nemmeno per un giorno. Dopo l’incidente che ha provocato la perdita di cinque persone nella comunità si percepisce un senso di vuoto. I parti cesarei proseguono, ma essendo venuto a mancare il direttore sanitario e il chirurgo le operazioni sono interrotte. Per questo sono subito partiti per il Madagascar i referenti della Casa della Carità e dell’ufficio missionario per affrontare la situazione". E così in queste ore drammatiche riparte la ‘staffetta’ anche se solo virtuale: "Abbiamo già fatto una call e a tutti è chiaro l’obiettivo - spiega Pellicciari -: dobbiamo proseguire nel percorso di autonomia. Dovremo tamponare le prime settimane con l’invio di medici e altro personale dall’Italia, ma l’obiettivo iniziato in questi anni deve essere portato avanti". Oggi in Madagascar si celebreranno i funerali delle cinque vittime. Mentre giovedì 5 gennaio una messa di suffragio verrà celebrata nella cattedrale di Reggio Emilia.