L’ansia corre lungo i fiumi I comitati: "Siamo attrezzati solo per le piene piccole"

Gli ’alluvionati’ di Panaro e Secchia: "Sono stati fatti interventi di tipo emergenziale, ma il territorio ha bisogno di un progetto più ambizioso. Così rischiamo di andare sott’acqua".

L’ansia corre lungo i fiumi  I comitati: "Siamo attrezzati  solo per le piene piccole"

L’ansia corre lungo i fiumi I comitati: "Siamo attrezzati solo per le piene piccole"

di Alberto Greco

Una ventina di millimetri di pioggia anche ieri, aggiunti a quelli dei giorni scorsi, hanno messo in allarme le popolazioni modenesi per quanto riguarda la sicurezza idraulica dei nostri principali corsi d’acqua, Secchia e Panaro, e non solo, provocando anche disagi alla viabilità con la consueta chiusura di alcuni ponti. "Questo fa capire a chiunque – accusano dal comitato ArginiaMO – la situazione di potenziale gravissimo pericolo a cui è sottoposto senza soluzione di continuità il territorio della pianura modenese, territorio ancora oggi adeguato solo alle piene cosiddette piccole (Tr20, tempo di ritorno di 20 anni: è un indice di gravità)". E’ convinzione di questo comitato di cittadini che nonostante i disastri del 2014 e del 2020 si sia fatto ben poco per "mettere in sicurezza il nostro precario nodo idraulico, salvo pochi interventi emergenziali, comunque insufficienti in un quadro complesso e critico come quello dei nostri fiumi pensili". I timori che le esperienze passate possano ripetersi fonda su argomentazioni, suffragate dal parere di docenti universitari come Armando Brath dell’università di Bologna, che ha posto l’accento sulla "fragilità del nostro sistema difensivo dalle piene e come la sicurezza dei fiumi sia limitata alle piene piccole", e da Stefano Orlandini dell’università di Modena e Reggio Emilia, che ha puntato l’attenzione sul "problema irrisolto delle tane degli animali fossori (istrici, volpi, eccetera) che rendono fragili gli argini". E’ convinzione di ArginiaMO che sia "improcrastinabile aumentare le sezioni degli argini, ormai inadeguate, poiché le norme internazionali di sicurezza per i fiumi prescrivono l’indice di sicurezza Tr200, mentre attualmente, il nodo idraulico modenese si arresta a Tr20 per l’80 per cento e a Tr50 per il resto. La Regione Emilia-Romagna ha – a questo riguardo – una posizione assolutamente indifendibile". Spostandosi su quanto accade lungo l’asta dell’altro fiume, il Secchia, il Comitato Secchia denuncia che "dopo la realizzazione della cassa d’espansione non vennero più realizzati interventi di difesa idraulica attiva necessari al rinforzo e alla manutenzione straordinaria delle arginature a valle, tantomeno interventi di asportazione dei sedimenti in alveo, golene e disboscamenti selettivi completi. Attribuire alla cassa d’espansione il compito di unica difesa contro il rischio idraulico si rivelò insufficiente già dagli anni ’90". A ricordarci questo c’è la rotta del 2014 a San Matteo. "Siamo quindi coscienti – continuano dal Comitato Secchia – del fatto che oggi anche in caso del verificarsi di una piena considerata ’piccola’ del Secchia, il sistema arginale potrebbe essere sormontato, mentre in caso di piena considerata ’grande’ rischiano di essere sormontati anche gli argini della cassa d’espansione, provocando il cedimento della stessa". La distribuzione delle piogge e la loro intensità, modificate anche in seguito ai cambiamenti climatici, hanno aumentato il rischio di eventi calamitosi. "Per correttezza e completezza bisogna non dimenticare – avvertono dal Comitato Secchia – che malgrado l’adeguamento in quota degli argini per ridurre il rischio di sormonto rimarranno presenti isolate ’finestre’ di esondazione, rappresentate da alcune opere di attraversamento (ponti), idraulicamente inadeguate. In base agli studi del Piano di Bacino – affermano – anche dopo l’ampliamento della cassa d’espansione, la capacità di deflusso di questi manufatti sarà insufficiente a consentire il transito della portata assunta di riferimento. Occorre quindi coordinare un progetto complessivo del Secchia tra i vari enti competenti in materia di difesa del suolo e di gestione delle opere viarie e ferroviarie, per poter adeguare le opere idraulicamente critiche, in modo da consentire il transito della portata di riferimento a ’Tempo di ritorno 200 anni’".