L’avvocatessa morta: "Non c’entra il serial killer"

Ergastolo annullato dalla Cassazione all’uomo condannato per altri due omicidi .

L’avvocatessa morta: "Non c’entra il serial killer"

L’avvocatessa morta: "Non c’entra il serial killer"

"Secondo la dottrina americana, siamo davanti ad un serial killer, visti i precedenti che lo contraddistinguono". Furono queste le parole del procuratore generale nel motivare la richiesta della condanna all’ergastolo per Pasquale Concas, magazziniere sardo, residente nel Modenese accusato dell’omicidio di ben tre donne: delitti avvenuti in anni e contesti diversi.

Ora, però, il caso si riapre: la sentenza della Corte D’Assise d’Appello di Bologna, pronunciata a settembre 2023, è stata annullata dalla prima sezione della Corte Suprema, a seguito del ricorso presentato dalla difesa del serial killer modenese. La Cassazione ha rinviato alla Corte per la revisione e quindi un nuovo giudizio. L’uomo, 54 anni originario di Osilo, Sassari, era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’avvocatessa modenese Elena Morandi, ammazzata a scopo di rapina (secondo la polizia) e trovata morta nel suo appartamento il 24 settembre del 2017. Concas era già in carcere però a seguito della condanna a 24 anni per l’omicidio della giovane prostituta Arietta Mata, avvenuta a Gaggio di Castelfranco (Modena) nel 2018. Un passato ‘macchiato di sangue’: l’uomo era stato già condannato a 19 anni per l’omicidio dell’anziana Loredana Gottardi, rapinata e accoltellata a morte nella sua casa di il Olbia nel 1994. Concas era un ludopatico: la sua personalità, secondo la procura, era fortemente disturbata e condizionata dalla costante ricerca di denaro legata alla ludopatia. Aveva quindi individuato tre donne che per età e condizioni di vita risultavano ‘soggetti deboli’ per poi assassinarle brutalmente. L’avvocato dell’imputato, Alessandro Betti, ha però ‘sollevato’ in Cassazione la sussistenza del ragionevole dubbio. "Esprimo soddisfazione per la decisione presa dalla suprema Corte, al fine di verificare quello che è realmente accaduto, in particolare rispetto all’ipotesi alternativa di una tragica fatalità - commenta l’avvocato Betti – . Le due perizie, quella sulla dinamica del ‘fuoco’ e la seconda medico legale presentavano discrasie". Concas e la vittima si erano conosciuti in un bar e tra i due era nata una frequentazione. Le indagini, cristallizzarono una lunga serie di gravi indizi contro l’imputato che avrebbe prima ucciso la vittima per poi simularne la morte a seguito di incendio.

Valentina Reggiani