
Anna Della Rosa
Ha un valore simbolico oltre che artistico lo spettacolo che va in scena stasera alle 21 al teatro Dadà di Castelfranco Emilia. ‘Erodiàs + Mater strangosciàs’, prodotto da Emilia Romagna Teatro Ert / Teatro Nazionale, è un progetto di Sandro Lombardi per Anna Della Rosa, un ‘passaggio di consegne artistiche’ dello storico interprete dei ‘Tre lai’ (Cleopatràs, Erodiàs e Mater strangosciàs), testamento e vertice creativo dello scrittore lombardo Giovanni Testori, al talento dell’attrice Premio Internazionale Flaiano per il Teatro, Premio Duse e Premio della Critica 2024, che ha lavorato con alcuni fra i maggiori registi italiani e europei. Un vero e proprio dono, secondo la tradizione del teatro orientale, in cui l’attore più esperto passa a un prescelto più giovane parte e personaggio. I ‘Tre lai’ testoriani – scritti durante la malattia che portò l’autore alla morte e pubblicati postumi nel 1994 dall’editore Longanesi – sono laceranti monologhi in forma di poesia, lamenti funebri pronunciati da tre donne di fronte al mistero della morte nel corpo dell’uomo che più hanno amato: Cleopatra piange sul cadavere del generale romano Antonio, Erodiade, concubina di Erode ma folle di un amore non ricambiato per Giovanni Battista, sulla testa mozza del santo e Maria di Nazareth sul corpo martoriato del figlio Gesù. Eroine che, in modo diverso, si trovano ad affrontare un vuoto incolmabile. "Quando Sandro Lombardi mi ha proposto di consegnarmi la sua interpretazione dei ‘Due lai’ – racconta Anna Della Rosa – mi si è allagato il cuore per l’emozione e per la consapevolezza fulminante della generosità e dell’eccezionalità del suo gesto. È un dono straordinario, la sua è stata un’interpretazione meravigliosa, epocale per la storia del teatro; e poi mi sta facendo dono di una materia così intima". "Insieme – prosegue Della Rosa – abbiamo lavorato a tavolino sulla messa in voce della strabiliante, profondissima lingua testoriana, fatta di dialetto lombardo, francesismi, latinismi… Mi ha guidata nelle variazioni di ritmo, a lavorare su ogni parola e sillaba, per sciogliere il testo e renderlo comprensibile al pubblico, facendo emergere le sue infinite variazioni. Mi ha invitato a non imitarlo, ma a trovare un mio personale modo di interpretare ciò che mi suggeriva e che meravigliosamente aveva fatto. Poi, a partire dagli appunti che avevo preso durante i nostri primi giorni di lavoro, ho iniziato a studiare a memoria il testo. Sandro mi sta donando il lievito impastato della sua vita, della sua arte e della parola di Testori". Maria Silvia Cabri