
Dopo aver smesso con il calcio giocato per un infortunio al ginocchio, Guido Pagliuca ha allenato tra dilettanti e serie D per tanti anni
Così lontani, così vicini. L’incrocio di domani a Castellammare offre una bella sfida nella sfida, dal significato sicuramente originale rispetto agli standard dei tempi moderni. Separati da una decina di anni d’età, Guido Pagliuca e Paolo Mandelli hanno in comune la figura di outsider della categoria, nel vero senso della parola. Non solo. Hanno in comune quel che spesso manca a tanti interpreti della panchina al giorno d’oggi: la gavetta. Straordinaria, letteralmente, quella dell’attuale tecnico dei campani. Lascia il calcio a 28 anni per un grave infortunio al ginocchio, inizia il suo percorso da allenatore nella sua città, a Cecina, seguendo le giovanili poi arrivando alla prima squadra in serie D. Da quel momento comincia un percorso lungo venti anni, con soddisfazioni che vanno dalla promozione tra i professionisti con il Borgo a Buggiano fino al miracolo Juve Stabia. Tra queste esperienze, c’è pure la Cremonese nel 2019-20 dove ricopre il ruolo di vice allenatore di tale Marco Baroni, oggi sorprendente con la Lazio. Straordinaria, pure quella di Mandelli ma, al contrario del collega, tutta govanile. Dopo una carriera da calciatore di ben altro livello, l’attuale allenatore del Modena è cresciuto e ha fatto crescere i ragazzi del Sassuolo dal 2003 (con una parentesi anche con la prima squadra, nel 2011, dopo l’esonero di Gregucci), poi la Primavera del Chievo, quella della Spal e infine quella del Modena, portata alla promozione in Primavera 2. Apparentemente lontani, realmente vicini.
Perché che si tratti di giovani o di dilettanti, la gavetta è gavetta. Ed entrambi ora si ritrovano in serie B per la prima volta alla guida di squadre ambiziose seppur in situazioni differenti. A proposito della realtà, domani al "Menti" non si può davvero scherzare. Ne va anche delle canoniche riflessioni che Andrea Catellani e la dirigenza tutta dovranno inevitabilmente fare da qui a maggio per progettare la stagione che verrà. Quattro punti dai playoff, quattro punti dai playout: sbagliare vuol dire prepararsi ad una primavera di ferro, vincere vuol dire rifiorire. Vulikic potrebbe aver guadagnato posizioni su Caldara per sostituire lo squalificato Dellavalle, Pedro Mendes dovrà sgomitare con Defrel per una maglia da titolare davanti in un 3-5-2 nel quale Palumbo farà come di consueto da collante tra attacco e centrocampo. Ma, questi, sono solo numeri. L’atteggiamento condiziona e costruisce i risultati, il Modena dovrà dimstrare di aver compreso gli errori di Salerno.
Alessandro Troncone