Maxi sequestro da 10 milioni a Muto: sigilli anche in provincia

L’esponente del clan attiva sulla via Emilia è già stato arrestato nell’ambito di ’Aemilia’

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Beni per un valore di circa dieci milioni e mezzo di euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia ad Antonio Muto, 67 anni, ritenuto un esponente di rilievo del gruppo ‘ndranghetistico attivo nei territori di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza legato storicamente alla cosca Grande Aracri di Cutro (nel crotonese).

L’uomo, trasferitosi dal 1977 a Reggio Emilia, è stato arrestato il 28 gennaio del 2015 nell’ambito dell’operazione ’Aemilia’, (insieme ad altre 202 persone) ed è attualmente detenuto.

Secondo gli inquirenti che hanno condotto le indagini la sua figura avrebbe un rilievo particolare perché si ipotizza un suo "fondamentale ruolo di raccordo svolto tra la cosca mafiosa ed esponenti delle istituzioni locali", che avrebbe così consentito "il rafforzamento e l’espansione economica del sodalizio".

Il decreto di sequestro ha interessato 57 immobili tra cui una villetta di pregio a Reggio Emilia, capannoni industriali e terreni situati in Emilia-Romagna e Calabria, una società immobiliare, cinque mezzi commerciali e autovetture ed oltre 50 rapporti bancari accesi in numerosi istituto di credito.

A carico di Muto, già nel 2020, era stata disposta anche la misura della sorveglianza speciale per cinque anni da eseguirsi dopo l’espiazione della condanna a 10 anni ed 8 mesi, comminati in via definitiva dalla sentenza della Corte di Appello di Bologna del 17 dicembre 2020, passata in giudicato il 7 maggio di quest’anno.

Il sequestro di ieri, eseguito dalla Dia, è stato emesso d’urgenza dal tribunale di Bologna su proposta della Procura antimafia distrettuale e segna un colpo particolarmente significativo contro la criminalità organizzata.