Omicidio Modena, il cuoco odiava le donne. "Avrebbe colpito ancora"

Giallo di San Donnino, l’uomo tradito dal libro della figliastra. Il 34enne è indagato anche per la violenza sessuale del 28 agosto ed era in carcere per il sequestro di persona del 2 settembre

Il tentato sequestro della ragazza

Il tentato sequestro della ragazza

Modena, 10 ottobre 2018 - ''L'assassino avrebbe colpito ancora, la violenza e il sadismo che ha messo nei suoi atti fanno ritenere che avrebbe continuato a colpire tranquillamente''. Ne sono convinti gli investigatori che hanno sono arrivati all'identificazione del 34enne ritenuto il responsabile dell'omicidio di San Donnino. "si capisce dalla violenza carnale che ha perpetrato - ha spiegato il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Modena Stefano Nencioni - che denota uno spregio della vittima, la volontà di umiliarla, di farle male. E' un uomo che ha problemi con le donne. Per questo sceglieva solo vittime magre e minute, incapaci di difendersi''. Una violenza sessuale, avvenuta a Zocca a fine agosto,  quando Esposito avrebbe violentato, dopo averla bendata e imbavagliata, una donna, sua conoscente, l’omicidio di San Donnino (avvenuto il 30 agosto, dove è stata rinvenuta la salma bruciata di una prostituta di 31 anni rumena, Neata Vasilica Nicoleta) e il tentato sequestro di una 18enne, accaduto in strada a Savignano sul Panaro, il 2 settembre scorso (VIDEO).

Sono questi gli episodi a carico di un cuoco 34enne di Savignano sul Panaro, Raffaele Esposito, con piccoli precedenti per furto e con problemi di tossicodipendenza, attualmente in carcere in misura cautelare. Le indagini dei carabinieri, coordinate da un pool di magistrati (i pm Claudia Natalini e Marco Imperato e il procuratore capo Lucia Musti) sono cominciato proprio con il rinvenimento del corpo carbonizzato della 31enne, grazie ad un chiodo endomidollare, infatti, gli inquirenti sono riusciti a risalire alla sua identità.

«Se il sequestro del 2 settembre fosse riuscito - ha detto il comandante del Nucleo operativo Stefano Nencioni - probabilmente all'arrestato non sarebbe rimasta altra soluzione se non quella di uccidere la giovane, che se fosse riuscita a scappare, in un paese così piccolo come Savignano avrebbe immediatamente identificato il responsabile». Una volta interrogato, il 34enne ha riconosciuto la responsabilità della violenza sessuale e anche di aver bruciato il cadavere, ma ha negato di averla uccisa, riferendo che i responsabili del delitto sarebbero due persone di colore spuntate fuori all'improvviso. Una versione che gli inquirenti non ritengono minimamente credibile, definendola fantasiosa.

Insomma una persona pericolosa, assolutamente priva di controllo e di empatia verso le vittime. Così la Procura lo ha definito. Il comportamento che emerge «è quello di un vero e proprio criminale seriale capace di arrivare sino all'omicidio», scrivono i pm nella richiesta di custodia cautelare, accolta dal Gip.

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Per collegare il delitto all’uomo poi finito in carcere sono stati determinanti i resti bruciati di un libro di scuola appartenenti alla figlia della compagna del 34enne, rinvenuti sul luogo del ritrovamento della salma. Successivamente gli inquirenti hanno controllato gli spostamenti dell’auto del 34enne, utilizzando il Gps per avere conferma dei sospetti. L’uomo si è difeso sostenendo che la giovane prostituta sarebbe stata uccisa da alcuni ‘protettori’, una versione che però non ha minimamente convinto gli inquirenti, che infatti non la ritengono veritiera. Il 34enne ha compiuto la violenza sessuale ai danni di una donna di Zocca che conosceva.

La 18enne che ha tentato di sequestrare (e che è riuscita a divincolarsi in strada), invece, era una passante e non c’era alcun tipo di conoscenza tra i due. Gli uomini dell’Arma non escludono che il 34enne avrebbe potuto ucciderla, dopo il sequestro, considerando che Savignano sul Panaro è un paese di piccole dimensioni dove tutti si conoscono e dunque, una volta eventualmente liberata, la giovane avrebbe potuto facilmente indicare lui quale responsabile del sequestro.

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Gli investigatori  hanno chiuso il cerchio delle indagini partite il 10 settembre scorso, quando, a seguito di una segnalazione di un ciclista di passaggio, a ridosso del percorso natura sul Panaro a San Donnino, è stato trovato il cadavere carbonizzato della giovane prostituta (presumibilmente violentata, uccisa sul posto almeno una decina di giorni prima).

Che gli inquirenti fossero quasi da subito (VIDEO) sulle tracce del presunto autore dell’omicidio era trapelato già nei giorni successivi al rinvenimento. In particolare era emerso di un sopralluogo degli uomini del Ris di Parma a Savignano sul Panaro, luogo dove risiederebbe una persona sospettata. La notizia risale al 19 settembre scorso, ma il sopralluogo è avvenuto già prima.