REDAZIONE MODENA

Per don Crescimanno la messa è finita

il sacerdote ha ricevuto la sentenza dal tribunale ecclesiastico: una punizione che ne interdice il culto e i sacramenti. La replica: "Ingiusto" .

Don Claudio Crescimanno durante la celebrazione della messa

Don Claudio Crescimanno durante la celebrazione della messa

Pena l’interdizione. Un anno fa, la Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, l’aveva avvisato. Don Claudio Crescimanno, il sacerdote ‘forestiero’ legato alla ‘Cittadella della Divina Misericordia’ a Casalgrande Alto, che se non avesse rispettato il divieto di esercitare qualsiasi attività ministeriale, sotto ogni forma, disposto dal vescovo monsignor Giacomo Morandi, sarebbe andato incontro all’interdizione, ossia il non poter né celebrare e né ricevere sacramenti. E così è stato. Venerdì, il sacerdote, originario della Bassa modenese, ha ricevuto la sentenza dal tribunale ecclesiastico: la punizione che ne interdice il culto e i sacramenti nella provincia reggiana. Una sanzione che don Crescimanno reputa ingiusta, contestando soprattutto il contenuto delle accuse, e cioè il fatto "che disobbedisco e amministro senza autorizzazione i sacramenti nella diocesi di Reggio, perché io ho un’altra prospettiva: i fedeli che scappano dalle parrocchie e arrivano alla Cittadella, cercano un rifugio. Non possiamo abbandonarli".

"Dopo varie ammonizioni canoniche – spiega –, mi è giunto questo documento,che spetterà all’autorità competente pubblicare, dove in sostanza, vengo sospeso dalle funzioni del ministero sacerdotale e anche dall’usufruire io stesso delle azioni sacerdotali; ciò che nel linguaggio proprio si chiama interdetto".

Di fronte al pronunciamento dell’autorità, Crescimanno però ci tiene a dire due cose: "La prima è che mi pare ci siano aspetti non corretti, sia su ciò che concerne il metodo, sia sul contenuto delle accuse che mi vengono rivolte". Ciò nonostante, ci tiene a far sapere che si atterrà alle disposizioni che vengono espresse in questa sentenza: "Questo perché, nonostante ci possano essere molti motivi, oggettivi e soggettivi, per fare diversamente, penso che in questo momento sia più utile a me,come sacerdote, alle persone della nostra Comunità e al bene stesso di ciò che stiamo cercando di fare".

Era il 2021, piena emergenza sanitaria, quando un nonno preoccupato per la celebrazione della prima comunione del nipotino, denunciò le messe abusive di don Claudio Crescimanno, il sacerdote incardinato nella diocesi di Isernia Venafro. In quel periodo emerse che don Crescimanno celebrava la liturgia senza l’autorizzazione del vescovo; non rispettando persino le norme di restrizione anti Covid, come l’utilizzo delle mascherine e del distanziamento. L’attività ha portato a più di una diffida e a comunicazioni anche alle parrocchie al di là del confine reggiano. Ma la crepa con la diocesi è diventata sempre piú profonda, tanto che il 19 ottobre scorso il vescovo monsignor Giacomo Morandi ha disposto l’ultimo divieto, pena l’impossibilità di esercitare a pieno la loro attività di sacerdoti. Qualora non avesse rispettato (di nuovo) la posizione presa dalla diocesi, sarebbe andato incontro all’interdizione.

Ylenia Rocco