Soffocato e legato: "Fu usata una cintura". Ventenne incastrato da cicatrice e tatuaggio

Il giovane e il complice furono inquadrati dalle telecamere . Il giorno del delitto Alessandro Gozzoli partecipò a un evento. Negli atti tutti gli spostamenti della serata finita con il delitto.

Soffocato e legato: "Fu usata una cintura". Ventenne incastrato da cicatrice e tatuaggio

Soffocato e legato: "Fu usata una cintura". Ventenne incastrato da cicatrice e tatuaggio

Il principale indagato del delitto di Casinalbo, 20 anni appena, era conosciuto nelle ‘chat’ di incontri: non nascondeva il suo interesse per il denaro e organizzava serate. E così è stato anche quella notte, quando Alessandro Gozzoli è caduto nella ‘trappola’ per poi essere ammazzato nella sua camera da letto, soffocato con una cintura, senza pietà.

Sono state le testimonianze fondamentali degli amici del 41enne originario di Bazzano – trovato morto il 10 marzo 2023 a Casinalbo sul suo letto, con mani e piedi legati – a mettere gli inquirenti sulle tracce del ventenne e del complice, presunti responsabili del delitto e odierni indagati.

Gli amici e conoscenti della vittima, infatti, hanno descritto alla perfezione i volti dei sospettati, il loro abbigliamento, la ‘pronuncia’ dell’Est Europa e l’immediato raffronto con le immagini delle telecamere di videosorveglianza ha permesso agli inquirenti di identificarli. Ad incastrare il più giovane, che inizialmente aveva preso contatti con un amico della vittima, sono stati soprattutto i segni ‘particolari’ sul corpo: una cicatrice sul sopracciglio e un tatuaggio con il nome della fidanzata. A breve nei confronti dei due rumeni di 20 e 21 anni, difesi dagli avvocati Maria Larossa e Andrea Margotti, del foro di Bologna, si aprirà il processo.

Il lavoro dei carabinieri di Sassuolo per riuscire a ricostruire quanto accaduto quella terribile notte è stato certosino e delicato, come emerge dagli atti. Il 9 marzo la vittima, dopo il lavoro, si era recata a Bologna per trascorrere la serata con alcuni amici, come spesso faceva.

Gozzoli aveva raggiunto uno dei suoi migliori amici intorno alle 20 ed entrambi erano saliti in auto, diretti da un terzo amico. Poi – dopo un’altra tappa – il 41enne tornò indietro, nell’abitazione lasciata poco prima, di proprietà di questa terza persona, un ragazzo che poco conosceva ma che lo aveva invitato a proseguire la serata con altri giovani. Era stato proprio quest’ultimo conoscente a contattare sulla App quello che poi risulterà essere l’indagato principale, ovvero il ventenne. Vetenne che si allontanò dopo un drink insieme alla vittima e a un altro connazionale (non il complice indagato, ma suo fratello).

Dopo quell’incontro, il ritorno in auto nella abitazione a Casinalbo dove è stato soffocato.

Il 41enne era stato trovato morto dalla sorella e dai datori di lavoro nella sua camera da letto il pomeriggio seguente.

Contemporaneamente i carabinieri avevano dato il via alle indagini, acquisendo i filmati di sorveglianza di Bologna dove i due indagati venivano ripresi mentre scendevano dell’auto della vittima, alle 4 del mattino del 10 marzo con in mano un tablet (quello sottratto dall’abitazione di Gozzoli). Alle 18 dello stesso giorno, infatti, l’auto del 41enne era stata ritrovata a Bologna.

Le telecamere avevano mostrato i loro volti, riconosciuti dagli amici della vittima. Dagli atti emerge come gli indagati abbiano ucciso il giovane bolognese stringendogli al collo una cintura con violenza inaudita. "Il mio assistito si è sottoposto ad interrogatorio e ha fornito la sua versione dei fatti nel modo più dettagliato possibile – sottolinea l’avvocato Larossa – è stato collaborativo e ha fornito indicazioni utili alle indagini, al fine di verificare alcuni aspetti per giungere alla verità. E’ interesse di tutte le parti arrivate alla verità poiché tutti ne beneficiano ed ora attende fiducioso che la giustizia faccia il suo corso".

Valentina Reggiani