
Stress termico, oltre 50mila ore di malattia: "Rivedere la programmazione dei cantieri"
È previsto per questa mattina l’incontro tra sindacati e i membri del Tavolo provinciale per arrivare alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa per la salute, la sicurezza e la legalità nei luoghi di lavoro. Nei giorni scorsi, i soggetti sottoscrittori si sono impegnati a riconoscere che lo "stress termico" rappresenta un rischio, sia per i lavoratori al chiuso, sia per quelli all’aperto, in tutti i settori. Sarà intenzione condivisa quella di valutare una strategia di intervento preventivo per gestire, affrontare e mitigare i rischi del lavoro in condizioni di calore estreme, riconoscendo il diritto di tutti i lavoratori ad un ambiente in cui i rischi per la loro salute e sicurezza siano adeguatamente controllati. "In questi giorni – dichiara Rodolfo Ferraro, segretario del sindacato delle costruzioni Fillea Cgil Modena – stiamo chiedendo alle istituzioni che, con questo caldo, le lavorazioni vengano interrotte laddove la temperatura superi i 35°C. Come sindacato, abbiamo sollecitato le aziende affinché rimodulassero turni e orari e programmassero pause per i lavoratori nelle ore più calde, ma soprattutto, ci attendiamo che le istituzioni modenesi, come sta accadendo in tante città d’Italia, emanino un’ordinanza che vieti il lavoro quando il caldo è insostenibile: non è accettabile che vi siano operai sull’asfalto o sopra un tetto quando il sole è a picco".
Anche secondo la Cisl è necessario preventivare un cambio di rotta per garantire condizioni dignitose agli operai.
"Il lavoro – denuncia Cinzia Zaniboni, segretaria generale Filca Cisl Emilia Centrale – non può essere l’anticamera dell’inferno e la mia categoria ha il dovere di proteggere chi lavora in un cantiere o chi posa l’asfalto.
L’estate arriva tutti gli anni, il caldo è sempre più torrido e serve uno strumento condiviso che scatti prima del grande caldo, non dopo. Per questo abbiamo ottime aspettative dal protocollo che verrà presentato in Provincia, cui Cisl ha dato un forte impulso. La parola magica è programmazione dei cantieri, a cominciare da quelli pubblici".
"Quando si posa un asfalto – prosegue Zaniboni – il bitume ha una temperatura che va dai 100° ai 170°. Occorre che nei periodi più caldi questi lavori siano eseguiti di notte e che questa richiesta sia contenuta nelle gare d’appalto. I Comuni non possono girarsi dall’altra parte quando si parla di proteggere la sicurezza e la vita di chi lavora. E i Comuni possono mettere nelle loro gare punteggi premianti per le imprese che offrono di eseguire la posa asfalti di notte o nelle ore più fresche, partendo alle 6 del mattino, informando a dovere la popolazione per evitare lamentele".
La segretaria generale ha inoltre aggiunto alcune considerazioni sulla necessità di una pianificazione attenta dei cantieri, che tenga conto delle condizioni climatiche estreme. "Anche in edilizia – commenta Zaniboni – istituzioni e privati devono imparare a scrivere progetti e gare che tengano conto del caldo torrido nella stima dei tempi di cantiere. L’obiettivo deve essere svolgere l’orario di lavoro in modo tale che non si prolunghi nelle ore peggiori del giorno.
La stessa Inps ha stabilito che oltre i 35°C parliamo di temperature eccezionalmente elevate, che possono giustificare l’utilizzo della cassa integrazione, una misura estrema che si potrebbe evitare, lo ripetiamo, programmando i cantieri".
Infine, la segretaria ha fatto sapere che proteggere i lavoratori è anche una questione economica: soltanto a Modena e in provincia, a luglio e agosto dell’anno scorso le ore di malattia e infortunio sono state, rispettivamente, 29.193 e 25.018. Si tratta di numeri impressionanti, poco sotto la media dei mesi invernali soggetti ai periodi influenzali.