Uccise moglie e figlia. Il racconto dell’amica:: "Le controllava sempre e le riempiva di dispetti"

La testimonianza durante il processo contro Salvatore Montefusco. Rachele Cavazzuti: "Avevo sentito Renata poco prima dell’omicidio. Sia lei che sua madre avevano continuato a denunciare, ma non è servito".

Uccise moglie e figlia. Il racconto dell’amica:: "Le controllava sempre e le riempiva di dispetti"

Uccise moglie e figlia. Il racconto dell’amica:: "Le controllava sempre e le riempiva di dispetti"

"L’avevo sentita alle 11.22, mezz’ora prima dell’omicidio. Mi aveva raccontato che era appena andata dall’avvocato perchè il giorno dopo era prevista l’udienza della separazione. Ci stavamo accordando per vederci la sera stessa ma quel giorno non è mai arrivato. Cosa penso oggi? Ancora non riesco a crederci eppure lei, così come sua madre, avevano continuato a denunciare". Parole forti, toccanti, cariche di emozioni per quella parte di vita vissuta insieme ma anche di rabbia per quell’amica del cuore uccisa senza pietà.

Ieri, in aula, nell’ambito del processo contro Salvatore Montefusco, accusato del delitto della moglie Gabriela Trendafir e della di lei figlia Renata, 47 e 22 anni, avvenuto a giugno del 2022 a Castelfranco ha preso la parola Rachele Cavazzuti, migliore amica di Renata. La giovane ha raccontato quanto la vita dell’amica fosse divenuta un incubo a causa di quel patrigno padrone che da tempo maltrattava e vessava entrambe le vittime. "Quando l’ho saputo non riuscivo a crederci – ha dichiarato davanti alla corte d’Assise – e ancora oggi fatico ad accettare, realizzare quanto accaduto. Dover tirare fuori tutti i nostri messaggi mi ha destabilizzato e ho fatto un percorso con lo psicologo per superare il trauma, ma ancora oggi per me la sua morte è surreale: per me Renata è sempre al mio fianco. Hanno sentito anche mia mamma – spiega ancora Rachele -, perchè Renata era spesso a casa nostra. La prima cosa che mi raccontò di personale è che il padre faceva avanti e indietro tra due famiglie ma non aveva mai fatto il padre: l’avrà portata forse una volta a casa mia perchè per lui era sempre un peso, una scocciatura. Le cose più ‘pesanti’ sono iniziate intorno al 2020: dispetti, minacce forse perchè Renata stava crescendo, voleva la sua indipendenza e a lui non andava bene: voleva il controllo su tutto – spiega la giovane. Abbiamo frequentato le superiori insieme: ci sentivamo ogni giorno. Non viveva in un bell’ambiente: era molto stressante. Denunce su denunce, che non sono state quasi mai accolte: mi diceva che lei e sua mamma venivano mandate via dalle forze dell’ordine, che gli dicevano di ‘non provocarlo’ – continua Rachele –. So che era andata a Bologna a denunciare o a Treviso per trovare qualcuno che non conoscesse Montefusco. Lui, nell’ultimo periodo, le faceva sempre dei dispetti e Renata cercava sempre di filmare tutto. Nel video affermava: ’i dispetti non sono reati’. Buttava via il cibo che acquistavano, i detersivi, i detergenti per il corpo. Le aveva buttato via pure la piastra per i capelli – afferma la giovane –. Renata aveva lasciato l’università perchè lui aveva deciso di non pagare. Il progetto di Renata era quello di lavorare per poter riprendere a studiare. Aveva paura? Diceva che non voleva averne perchè altrimenti gliela avrebbe data vinta. Nell’ultimo periodo Gabriela era a pezzi e Renata cercava di essere forte per entrambe, contattando per prima gli avvocati e restando in contatto con i carabinieri. Le chiedevo di restare a dormire da me, ma non voleva lasciare sola la sua mamma. Volevano essere finalmente libere, invece le ha ammazzate senza pietà".