REDAZIONE PESARO

Cronache dal Supercarcere,. Fossombrone come un inferno

In libreria le memorie scritte da Aldo Maturo, che dal 1976 al 1981 diresse la famigerata prigione di massima sicurezza.

Aldo Maturo

Aldo Maturo

C’è solo un modo per rendere l’idea di che libro sia “Quei giorni più lunghi. Fossombrone 1976 – 1981“ (Melchiorri Arti Grafiche, 2024) scritto da Aldo Maturo, il quale, provenendo dalla direzione del carcere di Rebibbia, diresse in quei cinque anni il famoso e famigerato supercarcere di sicurezza di Fossombrone.

Il paragone è azzardato ma è il solo che può rendere l’idea: come sarebbe inutile leggere “Iliade“ di Omero se non conoscessimo gli eroi protagonisti, così è per le pagine di Maturo, altrettanto piene di "eroi" e di "superuomini", ma quali espressione della delinquenza, del malvivere, del terrorismo, della sovversione, della malvagità, della volontà di operare il male.

Aldo Maturo, nella sua veste di rappresentante dello Stato, non assurgerebbe a ben altra altezza di quella di un normale funzionario se noi lettori non sapessimo preventivamente che in quel "posto della dannazione" che fu il carcere di Fossombrone ebbe a che fare con gente come Notarnicola, Tucci, Petrovic, Peci, Bonavita, Liggio, Vallanzasca, il “Bel René“, Barra, Naria, Semeria, ed altre decine di personaggi che erano la massima espressione del potere terroristico, mafioso, di normale criminalità, di aperta lotta contro la società.

Cioè, in negativo, gli Achille e gli Ettore gli Ajace Telamonio e i Patroclo, gli Enea e gli Ulisse immortalati da Omero. Non gente da galera, ma gente che fece della galera un mondo contrapposto e alternativo al normale. Sono tempi lontani, ma l’inferno al quale Fossombrone dette forma e dimensione in quel periodo segnò profondamente per anni l’intera società italiana. L’unicità e la particolarità del libro – straricco di pagine di giornali d’epoca – stanno per intero nel contrasto con la serena e convinta determinazione con la quale Maturo affrontò il quasi impossibile come se andasse in vacanza: "La mia avventura a Fossombrone – scrive – cominciò un a sera nebbiosa del 30 aprile 1976,, dopo un lungo viaggio da Roma, attraverso i tornanti appenninici della via Flaminia... avrei dovuto prendere in mano le sorti del vecchio istituto che in pochi mesi, aveva accantonata una tradizione trentennale di Casa per Minorati Fisici per tuffarsi nel caos di un carcere con 200 detenuti, metà minorati e metà rivoltosi, provenienti da altri penitenziari, spesso resi inagibili dalle lotte che avevano caratterizzato il pianeta carcere di quegli anni".

Quello di Aldo Maturo non è un libro, ma un grimaldello per riaprire e rammemorare un mondo infernale col quale convivemmo: un classico del male possibile. Gli "angeli del male" esistono solo nei romanzi, non certo nelle pagine di uno che li ha combattuti con la sola forza della legge. E "i giorni più lunghi" sono sempre in agguato.

f. b.