Il primo nodo è Repesa: "Serve programmazione"

Il coach ha sollevato qualche dubbio al termine di gara4: "E’ la cosa fondamentale, oltre a quella di avere una casa nostra dove lavorare".

Bel finale di stagione, con i tifosi contenti e la società pure. Messa così, sembrerebbe scontato ripartire di slancio con il progetto iniziato e cinque italiani tutti sotto contratto. Ma la domanda del giorno dopo, che tutti i tifosi si fanno, è una: Repesa rimane o no? Perché la risposta data in sala stampa al termine di garaquattro ha sollevato qualche dubbio. C’è una premessa da fare: dopo essersi lasciati e poi ripresi Jasmin e la Vuelle hanno firmato un nuovo triennale con un’opzione di uscita per entrambi che scade a fine mese, per verificare se insieme si poteva essere di nuovo felici. Una volta superato questo ’scoglio’ il contratto diventa blindato per le successive due stagioni. A parte la questione di una ’casa’ fissa per allenarsi sollevata dal coach che non è di facile soluzione nell’immediato ("Ho imparato il significato della parola nomadi" ha detto), Repesa ha aggiunto una battuta significativa su un altro argomento.

"Se io fossi un presidente non mi prenderei come coach nel caso la società non fosse in grado di programmare, perché Repesa è un allenatore abituato a lavorare in questo modo. Quindi per prima cosa bisogna sapere dove si vuole andare. E non ce l’ho con la dirigenza quando dico questo, che per me è come una famiglia, ma anche loro hanno le mani legate". Il messaggio è dunque per qualcun altro, probabilmente per chi deve garantire in tempi rapidi quanti soldi si possono spendere per portare avanti il secondo anno del progetto. Dice di non aver ricevuto offerte in queste settimane "sono stato concentrato sul lavoro che c’era da fare per i playoff" e dunque più che sirene da altre piazze, sembra si ponga gli stessi interrogativi che aveva in testa due anni fa. "Che il futuro sia con me o no, se sarà basato sugli italiani o sugli stranieri è secondario. Le cose fondamentali sono due: la prima è avere una casa nostra dove allenarci perché se prendo un giovane per farlo crescere devo poi avere un posto dove lavorarci. La seconda è sapere che cosa si vuole fare qua".

In precedenza, ospite di una tv locale, sull’argomento aveva detto che "non è importante l’altezza del budget, ma conoscerlo in anticipo per poter programmare e magari se ci piace un giocatore essere in grado di fargli un’offerta per prolungare il contratto". E’ il caso, ad esempio, di Charalampopoulos, che la Vuelle vorrebbe tenere e col quale sta già parlando da tempo, ma naturalmente le possibili proposte di club più ricchi, o che magari fanno una coppa importante, sono insidie difficili da combattere senza avere certezze. Domani sera la squadra sarà a cena con i consorziati prima del rompete le righe: potrebbe essere un momento importante per capire meglio come stanno le cose.

Elisabetta Ferri